IL ROSARIO IN UNA TEMPESTA

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Da un porto della Gran Bretagna veleggiava verso l’Olanda una nave carica di passeggeri inglesi, americani e francesi, i quali tutti erano sulla tolda della nave, all’aria aperta.

Limpido era il cielo e placido il mare. Si rideva, si ballava, si cantavano allegre canzoni. Alla comune baldoria non prendeva parte un vecchietto che, messosi in un angolo, aveva preso la sua corona per recitare il S. Rosario.

Tra i passeggeri c’erano atei e protestanti che non mancarono di schernire il devoto di Maria.

Ma ecco la scena si muta. Il cielo si copre di neri nuvoloni. Il vento sbuffa impetuoso. Un’orribile tempesta investe la nave. Le vele si rompono. Si spezzano le funi. Cigolano le antenne. La nave minaccia d’essere travolta dalle onde. Urla, grida, pianti…

E il vecchietto che fa? Se ne sta in ginocchio ancora a pregare.

A poco a poco la tempesta cessa. Si accheta il vento impetuoso. Il mare si rabbonaccia. Il buon vecchietto pregava ancora ed era sereno. Alcuni passeggeri gli s’accostano e gli chiedono: «Come avete potuto conservare la tranquillità in mezzo al mare sconvolto e al grave pericolo d’essere ingoiati dalle onde?».

Il vecchietto rispose: «La mia forza è il Rosario».

Era il gran maestro di musica Mozart.

A Maria

O Maria, fa che la mia coscienza sia
diritta come il grande abete che si slancia
verso il cielo.

Che la mia generosità sia come la sorgente,
che dona e mai mi esaurisce.

Che la mia anima abbia la limpidezza dei
torrenti, che nascono dalle nevi senza macchia.

Che la mia volontà sia come il granito
senza falle.

Che la mia giovinezza per tutti i sentieri
dell’alpe abbia Te solo per Guida del suo
continuo ascendere.

E così per sempre.

(A cura di Monsignor Bruno Magnani)