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ECCOLO: MATEMATICO E UMANISSIMO

Dici Maradona o Michael Jakson e tutti sanno di chi si tratta. Anche da sconfitti, o da morti, l’uno e l’altro restano un “mito ” per milioni (forse miliardi) di persone.

Ma se dici Grigorij Perelman, la quasi totalità di queste persone non sa nemmeno chi sia. Eppure, Grigorij Jakovlevic Perelman, Grisha per amici, qualche motìvo per essere considerato un «mito» lo avrebbe. Specie per i giovani del nostro tempo: sui quali folle di educatori, e specialisti ciclicamente levano lamentele contro la «bassezza» dei nostri tempi incapaci, a loro dire, di offrire alle nuove generazioni alti esempi umani cui ispirarsi.

E se Grisha facesse al caso nostro? Solo che ci si prenda la briga di sapere (e far sapere) chi è.

A 44 anni d’età, Grigorij Perelman, matematico ed “eremita” di San Pietroburgo, è uno dei più grandi geni della matematica, che, come diceva Galileo, è la madre di tutte le scienze. È l’unico scienziato al mondo che sia riuscito a dimostrare per esempio, la «congettura di Poincaré», definita dagli esperti «un’impresa ai limiti dell’impossibile». Una soluzione, quella trovata bellamente dal nostro Grisha, che potrà avere enormi ricadute anche economiche. Motivo per cui, per chi avesse vinto la sfida, il prestigioso Istituto Matematico Clay aveva messo in palio un premio da un milione di dollari. Che Grisha ha appena rifiutato. Come fa da sempre.

Ed è qui che affiora anche l’altra straordinaria faccia del nostro eroe: che, da quando aveva 16 anni, vince a ripetizione i premi più inarrivabili, senza mai ritirarne il corrispondente valore in denaro e fama. Con la buona ragione che «se la soluzione è quella giusta, non c’è bisogno di alcun altro riconoscimento».

Perelman, tra l’altro, ha rifiutato, negli anni scorsi, anche la prestigiosissima Medaglia Felds: un premio che è molto più arduo da conseguire di un premio Nobel (tutt’altro che immune – come si sa – da spinte politiche e ideologiche), in quanto viene assegnato, all’unanimità, e solo ogni quattro anni, dalla comunità mondiale dei matematici al migliore di loro che abbia meno di 40 anni.

“Grazie, non mi occorre”, disse anche quella volta il nostro Grisha. Che, dopo aver insegnato e lavorato nelle migliori università e nei più considerati centri di ricerca statunitensi, vive e pensa e studia in povertà e nascondimento nella sua San Pietroburgo. Snobbando giornalisti, foto, interviste, collaborazioni con le più famose riviste scientifiche, da “Nature” in giù,girando per la sua città, o per gli amati boschi che la circondano, in abiti da mendicante. Uno studentello che l’ha fotografato col suo cellulare in un angolo della metro cittadina, si duole oggi di non aver saputo “vendere” a dovere quella preziosa foto. Perché così gli è stato insegnato: che fama e denaro sono i soli valori che contano. Però non tutti i suoi coetanei gli somigliano. Nella bellissima San Pietroburgo, ci si può imbattere in giovani che indossano magliette con la foto dì Grisha commentate dalla scritta «Non tutto si può comprare».

Noi ci auguriamo che molti giovani, e non giovani, di tutto il mondo, li imitino.

La a lungo “impossibile” «congettura di Poincaré», l’aveva formulata nel 1904 questo grandissimo matematico francese che così scriveva: «Lo scienziato non studia la natura perché è utile, ma perché ne prova piacere, perché è bella: se la natura non fosse bella, non varrebbe la pena di studiarla per tutta la vita e la vita non varrebbe la pena di essere vissuta». Parole vicine a quanto scriveva Einstein distinguendo, nel «tempio della scienza» coloro che vi entrano per fama, per orgoglio, per soldi, da quelli che lo fanno per l’inesausta ricerca dell’«armonia prestabilita», per una passione tanto pura quanto intensa non diversa da quella che – per lui – anima i mistici, i santi, i veri filosofi, poeti e artisti.  È bello che da Einstein a Poincaré a Perelman, resista forte il filo rosso che unisce attraverso il tempo questi uomini cui l’umanità deve molto più delle loro pur straordinarie scoperte.

È triste che questi esempi umani non vengano conosciuti né proposti abbastanza.

Un peccato, questo, contro la verità e contro la speranza.

(Gabriella sartori)