L’occhio del falegname

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C’era una volta, tanto tempo fa, in un piccolo villaggio, la bottega di un falegname.

Un giorno, durante l’assenza del padrone, tutti i suoi arnesi di lavoro tennero un gran consiglio. La seduta fu lunga e animata, talvolta anche veemente.

Si trattava di escludere dalla onorata comunità degli utensili un certo numero di cosi.

Uno di essi prese la parola: «Dobbiamo espellere la Sega, perchè morde e fa scricchiolare i denti. Ha il carattere più mordace della terra».

Un altro intervenne: «Non possiamo tenere fra noi la Pialla: ha un carattere tagliente e pignolo, da spelacchiare tutto quello che tocca».

«Il Martello – protestò un altro – ha un carattere pesante e violento. Lo definirei un picchiatore. È urtante il suo modo di ribattere continuamente e dà sui nervi a tutti. Escludiamolo!».

«E i chiodi? Si può vivere con gente così pungente? Che se ne vadano! E anche Lima e Raspa. A vivere con loro è un attrito continuo. E cacciamo anche Cartavetro, la cui unica ragione di essere sembra quella di graffiare il prossimo!».

Così discutevano, sempre più animosamente, gli attrezzi del falegname. Parlavano tutti insieme. Il martello voleva espellere la lima e la pialla, queste a loro volta volevano l’espulsione dei chiodi e del martello e così via.

Alla fine della seduta tutti avevano espulso tutti. La riunione fu bruscamente interrotta dall’arrivo del falegname.

Tutti gli utensili tacquero quando lo videro avvicinarsi al bancone del lavoro.

L’uomo prese un’asse e la segò con la Sega mordace.

La piallò con la Pialla che spela tutto quello che tocca. L’Ascia che ferisce crudelmente, la Raspa dalla lingua scabra, Cartavetro che raschia e graffia, entrarono in azione subito dopo.

Il falegname prese poi i Chiodi dal carattere pungente e il Martello che picchia e batte.

Si servì di tutti i suoi attrezzi di brutto carattere per fabbricare una culla.

Una bellissima culla per accogliere un bambino che stava per nascere.                                                             

 (Ferrero)


Quanto è difficile accettarci così come siamo con i nostri difetti, le nostre virtù, il nostro carattere che sembra simile a nessun altro. È vero, ciascuno di noi è irripetibile, ma tutti noi siamo dono anche per il fratello che non conosciamo. Così ci ha voluti il Divin Falegname che ha bisogno di tutti e ci accoglie tutti così come siamo per costruire il suo Regno di amore, di pace, di serenità e di gioia. Oggi una culla, domani una croce, per sempre una Luce che non tramonterà mai.

Buon Natale di carità!

A cura di don Bruno Magnani