IN ATTESA DELLA FESTA CHE CANTA IL DONO DELLA VITA

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Inizia la Novena di Natale: i giorni dell’Avvento che ci preparano immediatamente al Natale del Signore, orientati ad alimentare l’attesa per la nascita del Salvatore.

La Chiesa concentra il suo sguardo di fede verso questa festa ormai vicina predisponendosi, come ogni anno, ad unirsi al cantico gioioso degli angeli, che nel cuore della notte annunzieranno ai pastori l’evento straordinario della nascita del Redentore, invitandoli a recarsi nella grotta di Betlemme. Là giace il Creatore fattosi creatura, avvolto in fasce e adagiato in una povera mangiatoia.

Per il clima che lo contraddistingue, il Natale è una festa universale. Anche chi non si professa credente, infatti, può percepire in questa annuale ricorrenza cristiana qualcosa di straordinario e di trascendente, qualcosa di intimo che parla al cuore. E’ la festa che canta il dono della vita. La nascita di un bambino dovrebbe essere sempre un evento che reca gioia; l’abbraccio di un neonato suscita normalmente sentimenti di attenzione, di premura, di tenerezza.

Il Natale è l’incontro con un neonato che vagisce in una misera grotta.

Sotto la spinta di un consumismo edonista, purtroppo, il Natale rischia di perdere il suo significato spirituale per ridursi a mera occasione commerciale di acquisti!

Tuttavia, le difficoltà, le incertezze e la crisi economica che stanno vivendo tantissime famiglie, e che tocca l’intera l’umanità, possono essere uno stimolo a riscoprire il calore della semplicità, dell’amicizia e della solidarietà, valori tipici del Natale. Spogliato delle incrostazioni consumistiche e materialistiche, il Natale può diventare un’occasione per accogliere, come regalo personale, il messaggio di speranza che promana dal mistero della nascita di Cristo.

Tutto questo però non basta per cogliere nella sua pienezza il valore della festa alla quale ci stiamo preparando. Noi sappiamo che essa celebra l’avvenimento centrale della storia: l’Incarnazione del Verbo divino per la redenzione dell’umanità. San Giovanni, nel prologo del quarto Vangelo, medita profondamente sul mistero dell’Incarnazione: in esso si trova infatti l’espressione più autentica e la sintesi più profonda di questa festa e del fondamento della sua gioia. «E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi».

A Natale dunque non ci limitiamo a commemorare la nascita di un grande personaggio; non celebriamo semplicemente ed in astratto il mistero della nascita dell’uomo o in generale il mistero della vita.

A Natale ricordiamo qualcosa di assai concreto ed importante per gli uomini, qualcosa di essenziale per la fede cristiana: un evento storico che l’evangelista Luca si preoccupa di situare in un contesto ben determinato, “nei giorni in cui fu emanato il decreto per il primo censimento di Cesare Augusto, quando Quirino era già governatore della Siria”.

È dunque in una notte storicamente datata che si verificò l’evento di salvezza che Israele attendeva da secoli.

Nel buio della notte di Betlemme si accese, realmente, una grande luce: il Creatore dell’universo si è incarnato unendosi indissolubilmente alla natura umana, così da essere realmente “Dio da Dio, luce da luce” e al tempo stesso uomo, vero uomo.

Quel che l’evangelista Giovanni chiama “il Verbo”  si è fatto “Carne” ed è una “Parola” rivolta a noi. Il Verbo ci conosce, ci chiama, ci guida. È una Persona che si interessa di ogni singola persona: è il Figlio del Dio vivo, che si è fatto uomo a Betlemme.

A molti uomini, in qualche modo a noi tutti, questo sembra troppo bello per essere vero.

E’ mai possibile una cosa del genere?

E’ cosa degna di Dio farsi bambino?.

Per cercare di aprire il cuore a questa verità che illumina l’intera esistenza umana, occorre piegare la mente e riconoscere la limitatezza della nostra intelligenza.

Nella grotta di Betlemme Dio si mostra a noi umile Bambino per vincere la nostra superbia. Forse ci saremmo arresi più facilmente di fronte alla potenza; ma Lui fa piuttosto appello al nostro cuore e alla nostra libera decisione di accettare il suo amore. Si è fatto piccolo per liberarci da quell’umana pretesa di grandezza che scaturisce dalla superbia; si è liberamente incarnato per rendere noi veramente liberi, liberi di amarlo.

Il Natale è un’opportunità privilegiata per meditare sul senso e sul valore della nostra esistenza; nonchè sulla bontà misericordiosa di Dio, venuto incontro all’uomo per comunicargli direttamente la verità che salva, per renderlo partecipe della sua amicizia e della sua vita.

Prepariamoci, pertanto, al Natale con umiltà e semplicità, disponendoci a ricevere in dono la luce, la gioia e la pace, che da questo mistero si irradiano.

Accogliamo il Natale di Cristo come un evento capace di rinnovare oggi la nostra esistenza.

Chiediamo a Maria, grembo del Verbo incarnato, e a san Giuseppe, silenzioso testimone degli eventi della salvezza, di comunicarci i sentimenti che essi nutrivano mentre attendevano la nascita di Gesù, in modo che possiamo prepararci a celebrare il prossimo Natale, nella gioia della fede e animati dall’impegno di una sincera conversione.

 (Benedetto XVI)