Venerdì 27 giugno: Sacratissimo Cuore di Gesù

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UN AMORE IMMENSO PER TUTTI

La devozione al Sacro Cuore è stata sempre raccomandata da molti Pontefici.

Tra questi, Pio XII colloca tutte le speranze della Chiesa nel cuore del suo Sposo divino: «Dinanzi allo spettacolo di tanti mali, che oggi più che nel passato travagliano individui, famiglie e nazioni e il mondo intero, dove cercheremo il rimedio? Nel Cuore sacratissimo di Gesù.

In esso sono da collocarsi tutte le speranze; da esso è da implorare e attendere la salvezza dell’umanità».

Paolo VI  ha definito il culto al Sacro Cuore la “sintesi della nostra redenzione”. «Desideriamo che il culto al Sacro Cuore si realizzi soprattutto nell’Eucaristia, che è il dono più prezioso.

Di fatto nel sacrificio dell’Eucaristia il nostro stesso Salvatore si immola e viene assunto, sempre vivo per intercedere per noi: il suo cuore è aperto dalla lancia del soldato, il suo sangue prezioso misto ad acqua si effonde sul genere umano.

In questo sublime vertice e centro di tutti i sacramenti, si gusta la dolcezza spirituale alla sua stessa fonte, si celebra la memoria di quell’immenso amore che nella passione Cristo ha dimostrato».

Giovanni Paolo I scriveva: «Il vero credente potrebbe godere un’incomparabile pace, se si aggrappasse a queste tre grandi realtà:

1) Dio mi vuole bene più di tutte le persone care, più di quanto io ami me stesso. 2) Dio che mi ama è onnipotente, ha tutto nelle sue mani, niente sfugge al suo dominio, può quello che vuole. 3) Questo amico onnipotente e fedele ha promesso e mantiene. Qualsiasi cosa gli domandiamo non ce la rifiuta.

Chi ha capito il Cuore di Gesù si abbandona a lui e con lui si abbandona al Padre».

Giovanni Paolo II, con la dolce forza che lo ha caratterizzato, esclamava: «Se gli uomini di oggi, e specialmente i cristiani, riuscissero a scoprire le meraviglie che si possono conoscere e godere nella “cella interiore”, e anzi nel Cuore di Cristo! Allora, sì, l’uomo ritroverebbe se stesso, le ragioni della sua dignità, il fondamento di ogni suo valore, l’altezza della sua vocazione eterna!

Aprite le porte a Cristo: aprite le porte all’Amore crocifisso, aprite le porte al Cuore trafitto!»

Benedetto XVI invitava ciascuno a rinnovare la propria devozione al Cuore di Cristo: «Il Cuore di Cristo esprime in modo semplice e autentico la ‘buona novella’ dell’amore, riassumendo in sé il mistero dell’Incarnazione e della Redenzione.

Dall’orizzonte infinito del suo amore, infatti, Dio ha voluto entrare nei limiti della storia e della condizione umana, ha preso un corpo e un cuore; così che noi possiamo contemplare e incontrare l’infinito nel finito, il Mistero invisibile e ineffabile nel Cuore umano di Gesù, il Nazareno.

Ogni persona ha bisogno di un centro della propria vita, di una sorgente di verità e di bontà a cui attingere nell’avvicendarsi delle diverse situazioni e nella fatica della quotidianità.

Ognuno di noi, quando si ferma in silenzio, ha bisogno di sentire non solo il battito del proprio cuore, ma, più in profondità, il pulsare di una presenza affidabile, percepibile coi sensi della fede e tuttavia molto più reale: la presenza di Cristo, cuore del mondo».

Papa Francesco afferma: «La pietà popolare valorizza molto i simboli, e il Cuore di Gesù è il simbolo per eccellenza della misericordia di Dio. E non è un simbolo immaginario, è un simbolo reale, che rappresenta il centro, la fonte da cui è sgorgata la salvezza per l’umanità intera.

La misericordia di Gesù non è solo sentimento, è una forza che dà vita, che risuscita l’uomo!

Lo sguardo di Gesù si fissa su di noi.

Nel brano del Vangelo di Luca relativo alla vedova di Nain si legge: Vedendola, il Signore fu preso da grande compassione per lei. Questa “compassione” è l’amore di Dio per l’uomo, è la misericordia, l’atteggiamento di Dio a contatto con la miseria umana, con la nostra sofferenza, la nostra angoscia. Il termine biblico “compassione” richiama le viscere materne: la madre, infatti, prova una reazione tutta sua di fronte al dolore dei figli. Così ci ama Dio, dice la Scrittura.

E qual è il frutto di questo amore? E’ la vita!

Gesù, infatti, disse alla vedova di Nain: Non piangere!, e poi chiamò il ragazzo morto e lo risvegliò come da un sonno. La misericordia di Dio dà vita all’uomo, lo risuscita dalla morte.

Il Signore ci guarda sempre con misericordia, ci attende con misericordia. Ha un cuore misericordioso!

Se gli mostriamo le nostre ferite interiori, i nostri peccati, Egli sempre ci perdona. E’ pura misericordia!».