Avvento: tempo di attesa e tempo di ascolto

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DIO VA ASCOLTATO CON IL CUORE, NON CON IL CELLULARE

Tempo di Avvento, tempo di ascolto.

Avvento è il tempo dell’ascolto perché è il tempo nel quale, lentamente, assimiliamo la Parola che è venuta ad abitare tra noi.

Avvento è il tempo nel quale tutti quelli che ascoltano la Parola imparano a trasformare le loro tenebre in luce.

Il tempo nel quale, mettendosi al suo ascolto, provano a intraprendere un cammino verso la luce.

È il tempo in cui quello che rende duri i cuori si scioglie davanti al calore del Vangelo.

La Parola di Dio è dunque luce e nutrimento per la nostra vita. La ascoltiamo in particolare durante la S. Messa, e tutti a Messa dovrebbero essere come Samuele che non lasciava andare a vuoto neanche una delle Parole del Signore. Sono tutte parole di vita eterna.

Allora perché si deve permettere che la Parola del Signore non raggiunga tutti coloro che sono presenti alla celebrazione liturgica a motivo dello strepito di telefonini o di altre cose? Aver cura di tener spento il cellulare quando si è a Messa è il minimo di correttezza nei riguardi del Signore e di buona educazione verso gli altri fedeli.

Purtroppo alcuni non hanno chiaro che cosa sia l’Eucaristia. Non sanno che si tratta della partecipazione ad una duplice mensa: quella della Parola e quella del Sacrificio. A volte se chiedi loro che cosa il Signore abbia detto nella prima lettura o nella seconda non te lo sanno dire. Forse non ricordano neanche il Vangelo.

Sembra che a costoro non interessi ciò che si fa o ciò che il Signore dice, ma solamente l’essere in Chiesa.

L’ascolto della Parola di Dio è un atto sacro.

Può capitare un colpo di tosse, di starnutire…, può capitare anche al sacerdote, e tuttavia l’educazione induce a contenersi. Cosa succede ad esempio quando si va ad un concerto? Anche qui, infatti, può capitare di tossire o di starnutire, ma lo si fa in maniera sommessa, con un certo pudore per non disturbare la musica che in certi momenti abbassa i toni fino quasi a giungere al silenzio.

Silenzio che è particolarmente eloquente.

Ma se dei bambini si mettessero a strillare o peggio se dei telefonini in quel momento si mettessero a squillare, si rovinerebbe tutta l’atmosfera.

A Messa anche i silenzi hanno il loro significato.

Quel silenzio così forte che talvolta accompagna la consacrazione e l’elevazione o il raccoglimento dopo la Santa Comunione è particolarmente toccante.

Non si tratta solo di silenzio. È ben di più.

È contemplazione del Signore presente davanti al nostro spirito, è adorazione, è comunione con il Cielo.

Quel silenzio, per chi entrasse in Chiesa all’improvviso, farebbe un’impressione enorme, e può valere per le ripercussioni che lascia nell’animo più di una predica.

Proprio perché oggi è sempre più frequente, durante la messa, udire il trillo dei messaggi o delle chiamate che arrivano dai cellulari dimenticati accesi in tasca o in borsa, sulle porte di molte chiese appaiono avvisi e cartelli più o meno incisivi: «Il Signore ha tanti modi per comunicare con te. Certo non userà mai il telefono. Qui vedi di spegnerlo».

«Il Signore chiama ovunque… ma sicuramente non vi chiamerà sul telefonino! perciò siete pregati di spegnerlo».

«Chiudi il tuo cellulare e apri il tuo cuore il Signore ti parla. Ascoltalo».

Con efficacia comunicativa, questi cartelli sembrano lanciare una campagna contro lo squillo molesto in chiesa durante le celebrazioni.

Ma fino a quando non saremo convinti che è davvero Dio a parlarci nella sua casa, allora continueremo a comportarci superficialmente: saremo poco attenti alla Sua Parola e provocheremo negli altri, se non il cattivo esempio, la disattenzione e il mormorio degli astanti che hanno il sacrosanto diritto di raccogliersi in preghiera in Chiesa.

Ogni volta che entri in chiesa per vivere la Santa Messa pensa che sei lì per ascoltare Colui che nella tua vita è la presenza più determinante: il Signore!

Tutto il resto, allora, passerà in secondo piano.

(Padre Angelo, domenicano)


Papa Francesco ha così richiamato l’importanza dell’ascolto della Parola di Dio:

«La Parola di Dio non è un fumetto da leggere, ma un insegnamento che va ascoltato con il cuore e messo in pratica nella vita quotidiana.

Un impegno accessibile a tutti, perché, sebbene noi la abbiamo fatta un po’ difficile, la vita cristiana è semplice. Infatti ascoltare la Parola di Dio e metterla in pratica sono le uniche due condizioni poste da Gesù a chi vuole seguirlo.

Tra i tanti che seguivano Gesù c’erano persone che sentivano in lui un’autorità nuova, un modo di parlare nuovo, sentivano la forza della salvezza da lui offerta.

Era lo Spirito Santo che toccava il loro cuore per questo.

Ma, mischiata tra la folla, c’era anche gente che seguiva Gesù con secondi fini: alcuni per convenienza, altri forse per la voglia di essere solo più buoni. Un po’ come noi, che tante volte andiamo da Gesù perché abbiamo bisogno di qualcosa e poi lo dimentichiamo lì, solo.

Nonostante tutto Gesù continuava a parlare alla gente e ad amarla, al punto da definire quella folla immensa “la mia madre e i miei fratelli”. I familiari di Gesù sono dunque coloro che ascoltano e mettono in pratica la Parola di Dio.

Questa è la vita cristiana: niente di più, ascoltare la Parola di Dio e praticarla.

Ma se la ascoltiamo o se leggiamo il Vangelo superficialmente, allora questo non è ascoltare la Parola di Dio: questo è leggere la Parola di Dio come si può leggere un fumetto. Mentre ascoltare la Parola di Dio è chiedersi: “Questo che cosa dice al mio cuore? Dio cosa mi sta dicendo con questa parola?”. Solo così, infatti, la nostra vita cambia. Questo significa ascoltare la Parola di Dio non solo con le orecchie ma anche con il cuore e metterla in pratica».

                                                     (Papa Francesco)