7. SPUNTI STORICI ANTICHI E NUOVI PER LA COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA”

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La peste di manzoniana memoria e i Lanzichenecchi

Agli inizi del XVII secolo (1600-1700), le guerre infuriarono di nuovo in tutta la Lombardia accompagnate dal loro triste corredo di invasioni, carestie, pestilenze.

La più micidiale epidemia fu quella di manzoniana memoria che, importata e diffusa nel milanese da una ennesima calata di lanzichenecchi nel 1630, si propagò con estrema violenza.

Il terribile morbo falcidiò la popolazione cittadina e delle campagne vicine fino al 1632, provocando migliaia di morti. Gli sventurati colpiti dalla peste venivano portati al Lazzaretto, costituito da una cappelletta e da un po’ di terreno circostante. I Lazzaretti, di solito, sorgevano lontano dall’abitato.

Presso la Cascina Palazzina, alla Riva di Gorgonzola, ne esiste ancora una del 1600; dalle finestre della cappella, protette da grate di ferro battuto, si scorge nell’interno un altarino.

Anche S. Agata Martesana aveva il suo Lazzaretto, e fino a parecchi anni fa’ stando all’esterno si potevano scorgere i resti dei cadaveri presso la Cascina Fogliana.

Dominazione austriaca

Cessato il flagello della peste, la Lombardia continuò ad essere teatro di devastazione durante le varie guerre di predominio, finchè nel 1706 un esercito austro-sabaudo al comando del principe Eugenio di Savoia entrò in Milano ponendo fine al governo spagnolo e restaurando la dominazione austriaca.

palazzoSotto il regno dell’imperatrice Maria Teresa d’Austria venne iniziato un progressivo miglioramento delle condizioni sociali ed economiche nel territorio dell’ex ducato milanese.

Fu riordinata e resa efficiente l’amministrazione pubblica, furono incrementate le attività imprenditoriali, risollevate le sorti dei ceti contadini, ristretti i privilegi ai nobili, limitate le immunità feudali ed ecclesiastiche, aboliti i famigerati tribunali d’inquisizione ed infine allo scopo di ottenere un’equa ripartizione delle imposte fu istituito il “CATASTO”, censimento generale dei beni immobili atto a definire la consistenza e la rendita.

Il 5 aprile 1691 i comuni di Camporicco e Cassina de’ Pecchi (questa con 32 e quello con solo 18 focolari) furono concessi in feudo al duca Gabrio Serbelloni e discendenti maschi primogeniti (compreso Casale, considerato come frazione); il comune di S. Agata fu invece dato il 30 luglio dello stesso anno in feudo al conte Francesco Corio (30 focolari e diritto all’imbottato) e fu ceduto il 21 aprile 1725, con regio ducale assenso, al Marchese Luigi Terzi di Bergamo (49 focolari).

Il Governo Italiano riconobbe poi al primogenito Serbelloni, duca di S. Gabrio, il titolo di signore di Camporicco, e al primogenito Terzi il titolo di signore di S. Agata.

Napoleone Bonaparte

Gli ultimi anni del 1700 vedono in Francia l’ascesa di Napoleone Bonaparte che, sconfitti gli austriaci a Marengo, è divenuto signore assoluto della Francia.

Nel 1804 si proclama Imperatore di fronte a Papa Pio VII, venuto da Roma.

Sconfitto poi a Waterloo, è costretto all’esilio all’isola d’Elba.

Decreto ministeriale 9 giugno 1870

Nel secolo XIX Camporicco fu aggregato al comune di Cassina de’ Pecchi; S. Agata ebbe l’appellativo di

Martesana perchè situata presso il Naviglio così denominato; ma con il decreto ministeriale del 9 giugno 1870 essa pure divenne frazione di Cassina de’ Pecchi.

Nel 1861 i comuni di Cassina de’ Pecchi e Camporicco, da poco fusi insieme, avevano 760 abitanti, mentre

quello di S. Agata Martesana ne aveva 741. Intorno alla chiesa di Camporicco cominciò ad operare una comunità sempre più numerosa e le poche cascine del 1600 divennero nel frattempo un piccolo villaggio, che, Amato Amati nel “Dizionario Corografico dell’Italia” (1865) così descrive: “Camporicco: frazione del Comune di Cassina de’ Pecchi in Lombardia, Provincia e Circondario di Milano, Mandamento di Gorgonzola, con ufficio postale in Gorgonzola. E’ un piccolo villaggio con circa 190 abitanti situato in territorio coltivato a cereali, viti e gelsi, alla distanza di quasi 1 km dalla Cassina de’ Pecchi e circa 5 km da Gorgonzola.

Ha propria chiesa parrocchiale, dalla quale dipende anche il capoluogo che è di Cassina de’ Pecchi.

Come Cassina, il suo territorio è pianeggiante ed abbonda di pascoli, per cui si fanno buoni “caci” di quella qualità nota con il nome di “stracchino”.

Trent’anni dopo, Gustavo Strafforello ne “La Patria – fotografia dell’Italia” (Torino 1894) così scrive di Cassina-Camporicco: “Abitanti 1490. Molta parte del territorio, essendo ben irrigata, è messa a marcite e i foraggi, insieme ai cereali ed ai gelsi, sono i principali prodotti del luogo.

Sviluppata assai l’industria del caseificio, fabbricandosi in quel luogo “stracchini” eccellenti che passano in commercio perfettamente confusi (sic!) con quelli di Gorgonzola.

Le altre industrie sono rappresentate da una fornace Hoffman per la cottura dei laterizi e da uno stabilimento per la trattura della seta a vapore.

Anche se ha perso la viticoltura per via della filossera, Camporicco ha quindi acquistato una dimensione moderna con una industria di avanzata tecnologia per quel tempo.

La seconda metà dell’800 non ci segnala grandi avvenimenti, anche se la storia italiana ed europea sta maturando grandi trasformazioni.

Sviluppo industriale, affermazioni di un socialismo sentimentale o quasi utopico da un lato e di uno scientifico o materiale dall’altro, guerra laica al Pontefice e ai Cattolici, colonialismo e sforzi di educazione umana e sociale delle classi minori: sono questi fenomeno storici accaduti dopo la completa unificazione italiana (20 settembre 1870). Quindi i decenni successivi all’Unificazione dell’Italia furono densi di avvenimenti non più legati alle eroiche gesta del Rinascimento, ma rivolti a problemi economici e sociali.

Un grave fatto di sangue venne anche a turbare la vita nazionale.

La sera del 29 luglio 1900 fu assassinato a Monza il Re Umberto I per mano dell’anarchico Bresci.

La guerra mondiale era alle porte. Infatti, il 24 maggio 1915 scoppiò la Prima Guerra Mondiale, che si protrasse per tre lunghi anni.

Il Comune di Cassina de’ Pecchi ha dato alla grande guerra 21 caduti sul campo dell’onore

Caduti nella Guerra del ‘15/18

Cambiaghi Giuseppe – Sartorio Pierino – Danelli Vitale – Gerli Giuseppe – Gerosa Mario – Vimercati Enrico – Vimercati Emilio – Gavazzi Paolo

Caduti nella Guerra del ‘40/45

– Mauri Abbondio – Rigamondi Mario – Sartorio Angelo – Mantegazza Mario – Comotti Martino – Franci Emilio – Movaresi Mario – Locatelli Carlo – Motta Carlo – Calloni Pierino – Teruzzi Mario – Gaviraghi Natale – Cavenaghi Battista

Nelle ultime guerre Cassina de’ Pecchi ha dato alla patria otto caduti nella Prima Guerra Mondiale 1915-1918 e tredici nella Seconda Guerra Mondiale 1940-1945. I nomi dei caduti sono scolpiti su una lapide di marmo murata nella Cappella centrale del Cimitero. Sotto quella lapide c’è una fiaccola sempre accesa e due portavasi sempre ornati di fiori.

Invece nell’atrio del Municipio è murata una lapide di marmo dedicata a tutti i Caduti. Essa è sostenuta da cinque sassi che sono stati raccolti sui Campi di battaglia. Tre di essi provengono dai monti: Timavo, Marvesa, san Michele; uno proviene da Tolmino presso il fiume Isonzo dove furono combattute undici sanguinose battaglie; un sasso proviene dalla fossa di Trento dove fu impiccato l’eroe Cesare Battisti. Sopra la lapide sono sempre accese due lampade votive.

Ai lati della lapide di sono corone di bronzo.

Ogni anno le Autorità Comunali depongono corone di alloro nei giorni del IV novembre, che ricorda la fine della Prima Guerra Mondiale, e del 25 Aprile, che ricorda la fine della Seconda Guerra Mondiale, e fanno celebrare una Santa Messa in chiesa in suffragio dei caduti.

MadonnaLa vittoria finale fu accolta con grande esultanza, ma le difficili condizioni economiche del dopo guerra, la disoccupazione e le deluse speranze di un avvenire migliore smorzarono gli entusiasmi e fomentarono il malcontento.

A peggiorare la situazione scoppiò una grande epidemia influenzale, denominata “spagnola”, che provocò un’elevata mortalità fra le popolazioni milanese e del contado.

Ma “c’è la Provvidenza!” che interviene per mano della Madonna.

Ed ecco che agli inizi del 1900 aumenta la devozione alla Madonna.

Le apparizioni sono un segno che Dio interviene nella storia da cui gli uomini vorrebbero espellerlo. A Fatima sono i tre pastorelli che testimoniano il fatto.

Riprendono vigore i pellegrinaggi in luoghi nuovi ed antichi, come al Santuario di Czestochowa in Polonia.

 

(A cura di Mons. Bruno Magnani)

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