8. SPUNTI STORICI ANTICHI E NUOVI PER LA COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA”

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Il fascismo

L’avvento del fascismo, nell’anno 1922, pose fine alle libertà politiche e amministrative.

Aboliti i partiti e le elezioni, sciolti i consigli e le giunte municipali, a capo del Comune venne messo il Podestà, scelto tra le persone più rappresentative del paese e noto per la sua fedeltà al regime.

Nel campo del lavoro fu istituito il “Sabato fascista” dedicato al riposo, e sorsero i “dopo lavori” per lo svago dei contadini e degli operai.

I giovani furono inquadrati nei “Figli della lupa” o nei “Balilla” a allevati nello spirito della dottrina fascista, divulgata abbondantemente nelle scuole.

Balilla venne chiamata pure la nuova autovettura costruita dalla FIAT con intenti di larga diffusione tra il popolo, ma in effetti riservata solo ai signori a causa del costo d’acquisto troppo elevato (£ire 10.800)

La campagna d’Etiopia 

La campagna d’Etiopia entusiasmò i giovani, ma richiese agli Italiani nuovi sacrifici.

All’appello “oro alla Patria”, a Cassina de’ Pecchi, come in tutta Italia, povere mamme e giovani spose offrirono generosamente e ingenuamente la loro fede nuziale, senza il marito perchè al servizio della Patria e con una famiglia numerosa, con bambini piccoli.

L’avventura africana, felicemente conclusasi, non esaurì la politica aggressiva di Mussolini; il successo ottentuo lo esaltò a tal punto da trascinare la nazione nel baratro della seconda guerra mondiale.

Il Gonfalone del Comune

Nell’ufficio del Sindaco c’è il GONFALONE che è il simbolo del Comune.

Il Gonfalone è uno stendardo con i tre colori della bandiera italiana disposti a bande orizzontali.

Il Gonfalone è decorato con medaglie di bronzo per i Caduti di Guerra di Cassina de’ Pecchi.

Nel centro del Gonfalone c’è lo STEMMA del Comune.

Lo Stemma è diviso in tre parti. Su un prato verde è raffigurato un albero frondoso che indica che il Comune era in origine soprattutto formato da agricoltori che coltivavano il fertile territorio del paese.

Sopra l’albero sono raffigurate alcuni api (pecchie) in volo, che rappresentano la laboriosità dei cittadini del paese.

Sopra lo stemma c’è una corona turrita con le merlature per indicare che anticamente il Comune apparteneva al Ducato di Milano e il Duca di Milano aveva dato il paese alla famiglia DE’ PECCHI per governarlo.

gonfalone
GONFALONE
STEMMA
STEMMA

 

 

Banda Verde

 

Banda Bianca

 

Banda Rossa

 

Il 7 gennaio 1932 venne concesso lo stemma comunale con decreto reale, firmato da Vittorio Emanuele III (in qualità di Re d’Italia) e da Benito Mussolini (allora capo del governo).

Dal censimento del 1931, Cassina de’ Pecchi risultava con una popolazione di 1659 abitanti, mentre nel censimento del 1961 il numero degli abitanti era salito a 2960.

La Strada Padana

La Strada Padana che attraversava il paese di Cassina de’ Pecchi anticamente era una strada consolare romana che metteva in comunicazione la Pianura Padana con i paesi oltre le Alpi e con le altre due strade consolari romane che portavano a Roma: la Via Emilia, che attraversava l’Italia Centrale lungo la dorsale appenninica e la Via Aurelia, che percorreva le coste del Mar Ligure e del Mar Tirreno.

Essa serviva come via di comunicazione e come strada militare.

Era percorsa dalle diligenze (carrozze) tirate da pariglie di cavalli.

A Cassina de’ Pecchi c’era una posta, cioè una scuderia vigilata da un postiglione per il cambio dei cavalli alle diligenze.

Quando fu inventata la macchina a vapore, con carbone a legna, passava dal paese un tram a vapore che partiva da Milano e giungeva a Gorgonzola. Era chiamato “Gamba de legn” che poi fu sostituito con una tranvia elettrica ed in seguito con la Metropolitana.

Così Franco Castelli di S. Agata ricorda il vecchio tram degli anni ’50 in un breve viaggio in sua compagnia.

Breve viaggio con il VECCHIO TRAM degli anni ’50. 

Quando i passeggeri arrivavano con il vecchio tram, che transitava in Cassina de’ Pecchi, stridendo sui binari di via Roma, venendo da Milano vedevano, sulla destra l’asilo Don Verderio, il cortile del Calloni con la stalla, e sulla sinistra, un andare e venire di carri e di carretti, che entravano e uscivano dalla corte della pesa pubblica, a pesare i loro carichi di foraggio o di qualsiasi altra merce. Poco più avanti un capannello di nomini, i mediatori, discutevano sul prezzo delle merci al valore corrente di mercato, all’ingresso dell’osteria del Giuann, poco distante dalla chiesina, nella quale alcune donne entravano per fare le loro devozioni, oltre alla Emma De Gradi, che vi accedeva per sistemarla e dare i rintocchi delle campane.

Lì di fronte, sul lato destro, si sentiva il focoso martellare del fabbro Silvio Castelli, che dietro il grembiulone corazzato adatto alla sua mole, si proteggeva dalle schegge del ferro rovente, e più ancora era lo squillare dell’incudine assordante sotto i suoi poderosi colpi di martello, nella fumosa bottega, rischiarata solo dal riverbero rossastro del carbone che ardeva nel crogiolo della fucina. Sopra l’ingresso della bottega, fissata nel muro, campeggiava una ruota innestata sulla forcella anteriore d’una bicicletta, che stava lì ad indicare a numerosi ciclisti di passaggio che, sotto quell’insegna, potevano trovare assistenza ai loro velocipedi.

Poco oltre dallo stesso lato, dietro a una vetrina, vi era la bottega del salumiere Sivelli, e di fronte sul lato opposto l’ufficio postale, tenuto da Giuseppe Comaschi e la moglie Anita Castelli, nel quale si accedeva da una stretta porticina, poiché pochi erano gli avventori. Di seguito vi era il cortile del sellaio, dove lavoravano Carlo Brambilla e suo padre. Quindi i! negozio e il cortile dell’ortolano Comaschi, con il portico e la stalla per il cavallo, Proseguendo la via sulla destra, si trova la villa Bentivoglio.

Ripassando sul lato sinistro, sotto un’edicola della Madonna, a protezione dei viandanti, e a ricordare a tutti la via del Cielo, c’era il negozio di carni, e poco discosto la bottega del panettiere Antonio Brambilla.

Sul lato destro la nota osteria del Pasquale, la biglietteria del tram, ed il doppio binario per lo scambio di direzione su un unico binario del tramvai.

Ed infine a sinistra, il grazioso palazzetto sede del comune, stravolto poi da interventi di opere murarie. Adiacente ad esso, con l’ingresso un po’ arretrato sulla statale, il plesso delle scuole elementari.

E qui, terminava l’abitato di CASSINA DE’PECCHI.

Via Roma
Via Roma

 

(A cura di Mons. Bruno Magnani)

 

 

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