10. SPUNTI STORICI ANTICHI E NUOVI PER LA COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA”

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La testimonianza del maestro Carlo Giambelli

 

«…La storia di Cassina de’ Pecchi – Camporicco e della sua parrocchia, pubblicata a puntate sul bollettino parrocchiale, rivelerebbe una grave lacuna se si tralasciasse di illustrare quel periodo di 40 e più anni in cui è vissuto don Ambrogio; periodo che si ritiene il più lungo vissuto da uno dei Parroci che finora è rimasto in paese. Quel periodo di sua vita è intessuto da intensa spiritualità, da opere encomiabili, da fatti e curiosità che rasentano l’aneddotica».

Vogliamo ricordarne qualcuno, riferito anche da chi gli e’ stato vicino ed ha vissuto ai suoi tempi.

La spiritualità di don Ambrogio

      L’amore per i suoi Parrocchiani

donverderioIl curato di Camporicco si definisce con una frase sola: “il buon pastore da’ l’anima per le sue pecorelle”.

Giunto a Camporicco prima come Vicario nel lontano 1909 e poi eletto parroco titolare nel 1910, subito constatò che la Parrocchia, pur poco numerosa di anime, aveva però una notevole estensione di territorio.

Parecchi cascinali sorgevano lontano dalla Chiesa parrocchiale, alcuni distavano qualche chilometro.

Per gli abitanti di quei casolari era abbastanza gravoso raggiungere il paese e la Chiesa, anche per l’impraticabilità delle strade, specie nella

stagione gelida; per cui Don Ambrogio si vedeva sfuggire gruppi di parrocchiani.

Allora don Ambrogio penso di andare lui da loro affrontando i disagi delle strade.

A piedi il tragitto era lungo.

curato in biciPer primo tra i parroci della zona “cavalcò” la bicicletta.

“Scandalo! Scandalo!” gridavano gli anticlericali di quel tempo al vedere la nera tonaca di un prete svolazzare al vento gelido dell’inverno tutto “intabarrato” su una bicicletta.

“Malament…! (cattivi, ipocriti) – soleva dire – è per il bene dell’anima vostra!”.

Invece gli abitanti dei cascinali accoglievano assai benevolmente don Ambrogio, il loro Parroco, offrendogli un bicchiere di vino ed un fetta di fumante polenta con umile companatico, ristorandosi al tepore dei ceppi che ardevano sul fumante camino o nell’umido tepore delle stalle, felici di non sentirsi abbandonati dal loro prete anche nella rigida stagione.bici

Alcune malelingue riferirono il fatto in Curia.

Alcuni prelati, pur scandalizzati dal motivo che un prete pedalasse in bicicletta, consideravano ancor più grave quel suo comportamento, troppo modernista per quei tempi, tanto che il Cardinal Ferreri lo chiamò in Curia.

Don Ambrogio si presentò al Cardinale con umile atto di subordinazione, ma deciso, come era il suo carattere, ad esporre i motivi del suo agire.

Il cardinale dapprima tergiversò ma poi benedisse l’iniziativa di don Ambrogio, il quale tornò in canonica maggiormente incoraggiato a prendere altre iniziative ritenute non troppo ortodosse dai malintenzionati.

     Cascina Nuova e la passerella in ferro sul Naviglio

 «…La cascina fu per molto tempo l’unica dimora ubicata sulla sponda destra del Naviglio del tutto isolata dal resto del paese…

Il Naviglio Martesana non solo separava la dimora dal resto del paese, ma era sprovvisto in quel punto di qualsiasi passaggio che ne consentisse l’attraversamento» (vedi il libro di Maria Rosa Gerra “Cassina de’ Pecchi” pag.14 ss.).

«Questa era la situazione anomala di quella cascina che preoccupava sia il Comune come la Parrocchia.

Per cui – continua la testimonianza del maestro Giambelli – don Ambrogio pensò e si dette subito da fare per collegare Cascina Nuova con la Parrocchia con un tragitto più breve di quello esistente.

cascinanuovaSi pensi che a quei tempi gli abitanti di Cascina Nuova per venire a Cassina, giacchè non esisteva altro ponte che quello del Colombirolo, dovevano percorrere la sponda destra, quella a nord del Naviglio Martesana, su un fangoso sentiero appena tracciato, giungere fino al Colombirolo, sorpassare il ponte, immettersi sulla Strada Statale e raggiungere il paese.

Ma qui giunti erano solo a metà strada per raggiungere la Chiesa di Camporicco, che purtroppo essi disertavano per tutto il lungo inverno.

Allora don Ambrogio pensò di far costruire un ponte che, sorpassando il Naviglio proprio di fronte a Cascina Nuova, permettesse di giungere con un tragitto più breve alla Statale, all’altezza dell’attuale Asilo-Scuola Materna Parrocchiale.

Incontrò le prime difficoltà presso il Genio Civile poi presso le Autorità Provinciali.

Don Ambrogio non disarmò.

Interpellò la Magistratura delle Acque, trovando nuove contrarietà.

Si disse allora che andò perfino “nelle gambe del diavolo”, ma ottenne il permesso di far costruire il ponte. Quando l’opera stava per iniziare, trovò altro ostacolo: il ponte non si poteva costruire per il veto di impresari interessati, perchè ostacolava la navigazione sul Naviglio che era una via di comunicazione che permetteva a grossi barconi di trasportare ghiaia e sabbia dall’Adda e dalle cave circostanti a Milano, come materiale di costruzione.

Inoltre quei barconi, alcuni dei quali sono rimasti ancor oggi come cimeli nella darsena di Porta Ticinese a Milano, servivano anche come mezzi di trasporto in alternativa ai vagoni del “Gamba de Legn”, una tramvia che, partendo da Milano e costeggiando la statale, giungeva fino a Gorgonzola.

Allora don Ambrogio fa’ progettare una passerella in ferro, sopra elevata di una decina di metri sul Naviglio in sostituzione del previsto ponte.

Finalmente il progetto è approvato dalle competenti Autorità: il permesso di costruzione è concesso.

Don Ambrogio canta vittoria; gli abitanti di Cascina Nuova esultano di gioia e promettono fedeltà ed aiuto al parroco.

Anzi, alcuni capi famiglia del cascinale si incaricano di effettuare ogni anno la “Cerca del PASSIO” (ora caduta in disuso).

Essa consisteva nel girare tra i fittabili e i contadini della zona, raccogliere grano, granoturco, riso, uova ed altri generi agricoli che, consegnati al Parroco, parte venivano venduti ed il ricavato serviva per le opere parrocchiali, parte (e ne teneva in stretta misura) serviva per il suo sostentamento, che è sempre stato frugale anche negli anni successivi fino alla morte.

Ora quella passerella da alcuni anni (1968-71) è stata demolita.

Si è a conoscenza che il ferro con cui è stata costruita sia stato venduto ed il modesto ricavo consegnato al parroco attuale (don Bruno Magnani) per le spese parrocchiali.

Don Ambrogio ha voluto di ritorno per la Chiesa ciò che gli era costato coraggio e fatica.

“Il Buon Pastore da’ l’anima per le sue pecorelle”».

percorso

(A cura di Mons. Bruno Magnani)

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