16. SPUNTI STORICI ANTICHI E NUOVI PER LA COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA”

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La mia Guerra

Nel 1940, con mire di conquiste, l’Italia di Mussolini scende in guerra a fianco della Germania contro gli angloamericani.

aereiAvevo forse tre anni, quando mia madre una notte mi prese nel sonno dal lettino, con mio fratello più piccolo, e mi disse: “Con papà dobbiamo scappare alla cascina Malachina, dove ci sono i militari con la contraerea che ci proteggono dagli attacchi degli aerei bombardieri, che stanno arrivando.”

La sirena delle scuole, azionata dal bidello, avvisato a mezzo dell’unico telefono esistente in paese, ci aveva messi in allarme.

Arrivati alla cascina con altri abitanti del paese, i contadini ci ospitarono nella stalla, essa era illuminata da una fioca lampada ad olio, e ci fecero sedere su delle balle di paglia.

Gli adulti si erano raccolti a gruppi ed erano pensierosi e preoccupati della situazione che si era venuta a creare. Solo i bambini sonnecchiavano in braccio ai loro genitori, e gli animali nei loro giacigli di paglia, mentre in disparte le giovani puerpere allattavano, con pudore, i loro neonati.

Nella nostra casa abitavano pure le zie di mio padre, ma queste, essendo anziane, dissero che erano disposte a morire in casa, piuttosto che affrontare i disagi di un trasferimento notturno.

Quella fu la prima notte in allarme, ma ce ne furono molte altre.

Mia madre, spossata dai frequenti trasferimenti notturni, prese la sofferta decisione e guardando in faccia mio padre, disse: “Basta, non ce la faccio più! Non è possibile andare avanti così, con i bambini piccoli, abbandonare la casa così frequentemente, per andare alla cascina.” Allora mio padre riprese: “Potremmo scendere al piano terra e collocarci fra i due muri maestri della scala che sono più spessi, quando suonerà l’allarme, lì saremo abbastanza sicuri.”

Penso che sia la soluzione migliore” riprese mia madre, “poi succederà quel che il Padre Eterno vorrà, e, se ci dovessero bombardare, pazienza, ci abbracceremo tutti stretti stretti insieme e moriremo abbracciati, e, …amen”.

Ma, per Sua Volontà, questo non avvenne, e mia madre, forte nella fede, vide la gioia, e i dolori, di altri tre figli, fin tanto che, alla soglia dei centoeuno anni, la mia cara mamma fu accolta nel grembo della Madre Terra.

Gli anni passavano, la guerra continuava e i sacrifici aumentavano, gli aerei di giorno mitragliavano e di notte bombardavano. La contraerea con le fotocellule illuminava di notte vari spazi del cielo, nell’intento di scovare i bombardieri e abbatterli.

Fortunatamente noi non subimmo incursioni, ma conservo ancora l’immagine che i miei occhi di bambino videro in un’apocalittica notte, quando una gran quantità di bombe incendiarie caddero su Milano.

Quella volta, attraverso l’androne del palazzo Terzi, vidi un cielo rosso, rosso di fuoco, che causò sbigottimento e sconforto fra la gente, che temeva una simile disavventura.

Le restrizioni, l’oscuramento, il coprifuoco, e la fame serpeggiavano ovunque.

Lo zio Angiuloeu, una notte stava tornando a casa con un pezzo di maiale macellato di frodo, venne fermato su

una strada campestre, gli sequestrarono la carne, implorò di non venire denunciato, la ronda acconsentì e i militari si divisero la carne, così non vi fu denuncia, altrimenti la merce sequestrata avrebbe preso un’altra via.

Tutti soffrivano la fame.

Ma l’8 settembre 1943 c’è un cambiamento di fronte, il gen. Badoglio annuncia l’avvenuta firma dell’armistizio, e i nemici diventano nostri alleati, quindi si prospetta la fine della guerra, ma i tedeschi non accettano tale accordo.

Si afferma il movimento della resistenza ai tedeschi, si sente parlare di imboscate, di rappresaglie, di ostaggi e di fucilazioni, c’è terrore, la fine della guerra non arriva, i viveri scarseggiano, non ci si ciba più di carne, ma di patate.

Mio padre, per sfamarci, una domenica cerca di comprarle alla borsa nera, nelle campagne di Pontirolo, ne compra 30 chili, e le carica sulla bicicletta, ma lungo la strada del ritorno, lo avvertono che sul ponte dell’Adda, a Cassano, c’è la milizia a fare controlli, per cui inverte il percorso e si avvia a una cascina, ove spera di trovare persone caritatevoli alle quali affidare ciò di cui si era approvvigionato; pensando di passare a riprendersi la merce la domenica successiva, e così avvenne senza altre complicazioni; aveva trovato fra la gente della terra, gente di cuore e di retta condotta.

Una mattina verso la fine d’aprile del 1945, quando avevo sei anni, si vocifera che la guerra sta per finire o addirittura è finita, in paese non si parla d’altro.

Si dice che i partigiani hanno fermato una colonna dell’esercito tedesco in ritirata, a cascina Bianca di Vignate, sulla strada Cassanese. I partigiani pretendono dai soldati la resa delle armi, ma i comandanti tedeschi si oppongono, facendo salire la tensione.

Più tardi corre voce che un partigiano è venuto in paese a chiedere un lenzuolo da stendere sul frontale del mezzo corazzato che guida la colonna, in segno della resa militare.folla1

La Maria Lissoni, che aveva il figlio militare, subito si affretta ad andare al suo comò, e afferrato il primo lenzuolo che le è venuto sottomano, lo consegna al partigiano, raccomandandogli, con le mani giunte, prudenza nel concordare la resa per non esasperare i contraenti, e lo benedice.

Ma la colonna militare tarda a mettersi in marcia, poiché l’accordo non c’è.folla2

Il parroco del paese don Aurelio Vismara interviene nella mediazione della resa, coadiuvato da don Piero Papetti e da altri sacerdoti.

Così l’accordo viene raggiunto, sciogliendo il blocco stradale, e permettendo ai tedeschi il transito con l’onore delle armi; essi avevano consegnato ai capi partigiani due valigette delle quali non si seppe mai il contenuto.

La colonna militare s’avviò, e, forse per volontà dei partigiani, attraversò il paese per raggiungere la strada Padana in direzione di Brescia per arrivare al valico del Brennero.

L’autoblindo di testa che aveva steso sul davanti il lenzuolo della Maria in segno di resa, dava inizio all’assordante transito dei mezzi cingolati sull’acciottolato della strada, faceva tremare i vetri e salire i brividi fino al cervello.

La gente assisteva attonita allo sfilare dei potenti mezzi militari, a me è rimasto nella mente questo tremendo frastuono che durò forse un’ora.cartella

La guerra era finalmente finita, ma io non conobbi gli americani, se non attraverso il latte condensato che avevano portato, e in seguito compresi la differenza che c’era fra il pane nero e quello bianco.

La guerra era finita ma delle vicende legate ad essa si parlava ancora, anche in ottobre, quando i contadini ricevevano dal fittabile la loro porzione di granoturco.

Questi la sera si ritrovavano insieme a sfogliare le pannocchie, e in questi incontri si parlava di quelle famose valigette, con la Mariett di Masate, la Maria Lamperti, ed altre, come pure gli uomini al sabato sera o alla domenica all’osteria, parlavano delle valigette scomparse in “vino veritas vera“. (Francesco Castelli)

(A cura di Mons. Bruno Magnani)

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