Avremo 22 nuovi preti

594

Don Michele, Rettore del Seminario, in una intervista apparsa sul Sito della nostra Diocesi, sottolinea il significato delle destinazioni quest’anno comunicate ai diaconi transeunti prima della loro ordinazione. E racconta i mesi di lockdown, «che loro hanno vissuto mettendosi a servizio della comunità del Quadriennio»

Sono stati mesi molto difficili, a causa della pandemia, quelli che hanno vissuto anche tutti coloro che formano la realtà del Seminario: i formatori, i docenti, gli educatori, e, soprattutto, i giovani che si preparano per il presbiterato e che sono la parte più importante del Seminario. Tra loro, ovviamente, i diaconi transeunti che dovevano diventare i preti lo scorso 13 giugno e che verranno ordinati in Duomo dall’Arcivescovo il prossimo 5 settembre. Ventidue futuri presbiteri ambrosiani ai quali il rettore, monsignor Michele Di Tolve, esprime, anzitutto, il suo ringraziamento:

«I diaconi hanno vissuto la stessa situazione degli altri seminaristi. Fino a un certo momento eravamo divisi in 4 comunità; poi – quando è scattato un lockdown ancora più rigido, dopo che i primi tamponi hanno rilevato

alcuni positivi al Covid -, siamo rimasti chiusi nelle nostre camere».

Per loro, che avevano immaginato certamente di trascorrere in modo diverso gli ultimi mesi in Seminario, è stato particolarmente complesso vivere l’isolamento? Sì, ma hanno chiesto subito la possibilità di mettersi a servizio della comunità del Quadriennio – appartenendo a questo gruppo – e, quindi, si sono occupati tutti i giorni delle mense. Hanno detto: «Vogliamo vivere da diaconi questo momento» e noi li abbiamo ringraziati infinitamente perché hanno servito per un mese e mezzo, quotidianamente, la colazione, il pranzo e la cena, preparati per ogni persona in contenitori sigillati distribuiti appunto dai diaconi, che lasciavano fuori dalla porta di ogni camera il cibo per i loro fratelli. È stato un segno molto bello della volontà di vivere secondo la vocazione di diaconi in cammino verso il presbiterato: hanno pensato alla comunità più che a loro stessi.

In ogni caso non si è mai interrotto l’aspetto formativo, con gli esami e gli ultimi passi verso l’ordinazione… Senza dubbio. Anche i diaconi hanno partecipato alle riunioni tramite piattaforma digitale e, così, hanno anche sostenuto gli esami. Tra questi, il più impegnativo è stato quello di sintesi di Morale, che abilita a esercitare il Sacramento della Riconciliazione e che è gestito dalla Curia arcivescovile.

Sono stati tutti ammessi? Sì, tutti hanno completato l’iter scolastico e formativo che è stato, in questo periodo, molto difficile, come per tutti, ma vissuto con grande fede e con impegno. Non siamo stati sicuramente dei privilegiati.

Sabato 27 giugno un atto probabilmente mai accaduto prima: a questi diaconi transeunti 2020 sono state comunicate le destinazioni prima dell’ordinazione. Perché questa scelta? Via via che venivano effettuati i tamponi, chi era dichiarato negativo tornava a casa. Anche i diaconi hanno fatto un periodo di quarantena nelle loro abitazioni o nelle parrocchie di destinazione diaconale, appena c’è stata la possibilità di ripresa dell’Eucaristia. Quindi i futuri preti si trovavano già, dalle scorse settimane, nelle comunità di destinazione diaconale, in attesa di quella comunicata sabato dall’Arcivescovo, che è la prima destinazione, cioè continuerà da presbiteri. Infatti questo è il primo gruppo per il quale vengono distinte le due destinazioni. Dovevano ricevere la destinazione da preti il 27 giugno e abbiamo deciso di mantenere questa data simbolica.

Sarà un’esperienza, se letta nella giusta prospettiva positiva, arricchente? Soprattutto impareranno a conoscere la realtà a cui sono stati inviati. Potremmo definirlo un tempo di avvicinamento alla comunità. Molti di loro avranno una collaborazione più diretta con i fedeli laici e il vicario di Pastorale giovanile che al 1 settembre partirà per un’altra destinazione: si affiancheranno e, come ho detto, impareranno. Altri, invece, con i parroci, gli altri presbiteri, i fedeli laici vivranno comunque questo momento di conoscenza della comunità. A motivo del Covid, l’Arcivescovo con i Vicari episcopali di Zona ha deciso di non prevedere molti trasferimenti riguardanti i vicari di Pastorale giovanile, per cui circa la metà dei candidati al presbiterato rimarrà là dove ha vissuto il tempo del diaconato transeunte.

Intervista presa dal Sito della nostra Diocesi