La cultura dell’incontro

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A volte ho l’impressione, leggendo i giornali o guardando i TG, che sia invece la “cultura dello scontro” (stile “anni Settanta”) ad avere la meglio, oggi, nella nostra Società.

Sì, dello “scontro”. Dove facilmente dietro ad uno schermo (grande o piccolo non importa) si mette mano subito alla tastiera per “sentito dire” e ci si fa paladini o di una accusa o di una apologia in base alle diverse circostanze e vicende della vita.

Sì, dello “scontro”. Dove basta che “qualcun altro” faccia un passo avanti, esca allo scoperto, si metta in gioco o scenda in campo, per “avviare” un processo alle intenzioni. Ricordate cosa ha scritto il nostro Arcivescovo nella Lettera Pastorale quando parla di Chiesa libera (o forse “antipatica”)?

Sì, dello “scontro”. Dove il farsi portavoce (o essere riconosciuti tali da un gruppo o altro) di alcuni “valori” quasi autorizzi ad averne il copyright escludendo a priori gli altri, ai quali, facilmente e con eleganza, viene assegnata un’etichetta di validità o meno.

Sì, dello “scontro”. Perché parto da qui?

Perché il tempo dell’Avvento ci rende ancora una volta consapevoli che il Cristianesimo ha inizio con un incontro.

Perché il Cristianesimo è anzitutto incontro, o meglio Incontro (con la “I” maiuscola).

Perché Gesù Cristo ha vissuto pienamente la propria vita ed umanità, incontrando.

Perché Gesù ci provoca e ci educa alla cultura dell’Incontro.

Sì, dell’Incontro. Dove non è sufficiente il “sentito dire” ma è prezioso l’ascolto. Il tempo per ascoltare l’altro, calarsi in lui, cogliere il “perché”. Solo dopo, posso eventualmente “reagire”.

Sì, dell’Incontro. Con occhi senza sospetto o pregiudizi, ma liberi, quando ci si trova di fronte a qualcosa di nuovo. Anzi, proprio nell’esperienza dell’incontro, ogni novità, più delle volte, è dono. Ecco perché, nella cultura dell’Incontro, può accadere che la critica venga sostituita dalla gratitudine, perché incontrandosi capita di sperimentare che si è insieme, non divisi. Si è anche complementari, non solo diversi.

Sì, dell’Incontro. Perché non c’è nessuno migliore di Gesù che mostri (e non solo dica) pienamente il significato di tanti valori che abitano (e “fanno”) la nostra Società e quotidianità.

Che dono essere cristiani! Che gioia credere in Gesù! Che bello vivere nella Chiesa e sentirsi Comunità!

Non per ritenersi migliori (anzi…) ma consapevoli, quello sì, di forti motivazioni per costruire in “ogni dove” la Cultura dell’Incontro. Lasciando ad altri, quella dello scontro.

Sì, l’Avvento ci invita a fare questi passi.

Ne abbiamo bisogno. Camminiamo insieme!

Don Massimo