L’oratorio è di tutti, ma l’abbiamo costruito noi. (di Mons. Mario Delpini)

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Il nostro Arcivescovo Mario, con la sua straordinaria capacità di tradurre spesso in “racconti” dei messaggi di riflessione, ha una rubrica sulla pagina di Avvenire (alla domenica) per la nostra Diocesi. Nel mezzo dell’Estate, dove gli Oratori sono davvero il “cuore pulsante” delle nostre Comunità, questo recente racconto può aiutarci a riflettere sempre meglio sul nostro “appartenere” e “vivere” la Comunità. Buona lettura!

L’oratorio è di tutti. L’abbiamo costruito noi. L’hanno costruito con i soldi dei nostri padri. Mancherebbe altro che l’oratorio non avesse una sede per noi, che in oratorio siamo nati, con il povero don Peppino! Che Chiesa sarebbe quella che non favorisce chi tiene uniti i ragazzi in un’età così difficile?

Società sportive, gruppi teatrali, movimenti e associazioni: tutti hanno diritti da far valere, hanno esigenze sacrosante, hanno pretese e rivendicazioni.

«Sì – pensa don Pasquale – l’oratorio è di tutti! Sì – acconsente don Pasquale – quello che voi fate è un servizio prezioso. Sì – dà ragione don Pasquale – la vostra attività merita d’essere incoraggiata».

Intanto però don Pasquale pensa: «Va bene la sede in oratorio, ma perché lasciano sempre accesa la luce? Va bene incoraggiare l’iniziativa, ma perché poi deve sempre passare qualcun altro a pulire i tavoli e a sistemare le sedie? Va bene apprezzare la proposta che raduna tanti ragazzi, ma perché sono generosi con tutti, eccetto che con chi deve pagare il riscaldamento, le pulizie, la manutenzione e la messa a norma?».

Anche la sede del gruppo negli ambienti parrocchiali può dire qualche cosa della sensibilità ecclesiale.