Ottobre: mese del Rosario

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Tutti conosciamo che cos’è il Rosario. E’ quella preghiera composta da cinque decine di Ave Maria e scandita dai misteri della vita di Maria e di Gesù. Una preghiera non solo mariana ma cristologica, perché ci si rivolge a Maria per arrivare – con Lei – al suo Figlio Gesù.

E’ chiamato “Rosario”, perché vuole essere una preghiera offerta alla Vergine Maria come fosse l’omaggio di una corona di rose: perciò vuole essere un dono bello, affettuoso, un dialogo confidenziale, che spesse volte si trasforma in una preghiera di intercessione per tante intenzioni che stanno a cuore a chi lo recita.

Il Rosario è dunque segno di affetto a Maria e di partecipazione alla vita di coloro che hanno bisogno dell’aiuto della Madre di Dio; una preghiera che diventa carità, un modo per voler bene alla Madre del Cielo e a tante persone che vivono momenti di fatica e sofferenza.

Ma quanto vale una preghiera così ripetitiva, durante la quale riusciamo con fatica a concentrarci, con il rischio di recitarla meccanicamente?  Ci aiuta, su questo, una tradizione che ha collegato il mese del Rosario con il mese dedicato alle Missioni.

In pratica viene proposto di recitare il Rosario con le cinque decine e di pregare ogni decina per un continente della Terra (Africa, Americhe, Asia, Europa, Oceania).

Questo semplice suggerimento è un modo impegnativo di pregare: non si tratta solo di pregare “per” gli altri, ma di pregare “a nome di” tanti altri, anche di coloro che non conosciamo, che non pregano lo stesso Dio, che non pregano più, che hanno bisogno di Dio.

Anche questi sono motivi (in questo mese di ottobre) per riprendere, recuperare, vivere il Rosario (da soli o in famiglia), consapevoli che davvero la “preghiera è il polmone della Chiesa” per il mondo intero.