Domenica 30 maggio: Solennità della SS. Trinità

Giovedì 3 giugno: Solennità del Corpus Domini

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Dopo il tempo pasquale, culminato nella festa di Pentecoste, la liturgia prevede queste tre solennità del Signore:  la Santissima Trinità; il Corpus Domini (giovedì prossimo), e infine, la festa del Sacro Cuore di Gesù.

Ciascuna di queste ricorrenze liturgiche evidenzia una prospettiva dalla quale si abbraccia l’intero mistero della fede cristiana, rispettivamente: la realtà di Dio Uno e Trino; il Sacramento dell’Eucaristia e il centro divino-umano della Persona di Cristo.

Sono aspetti dell’unico mistero della salvezza che riassumono tutto l’itinerario della rivelazione di Gesù, dall’incarnazione alla morte e risurrezione fino all’ascensione e al dono dello Spirito Santo.

LA SANTISSIMA TRINITÀ

Gesù ci ha rivelato che Dio è amore “non nell’unità di una sola persona, ma nella Trinità di una sola sostanza”.

È Creatore e Padre misericordioso; è Figlio Unigenito, eterna Sapienza incarnata, morto e risorto per noi; è Spirito Santo che tutto muove verso la piena ricapitolazione finale. Tre Persone che sono un solo Dio perché il Padre è amore, il Figlio è amore, lo Spirito è amore. Dio è tutto e solo amore, amore purissimo, infinito ed eterno. Non vive in una splendida solitudine, ma è fonte inesauribile di vita che incessantemente si dona e si comunica.

Lo possiamo in qualche misura intuire osservando sia il macro-universo: la nostra terra, i pianeti, le stelle, le galassie; sia il micro-universo: le cellule, gli atomi, le particelle elementari. In tutto ciò che esiste è in un certo senso impresso il “nome” della Santissima Trinità, perché tutto l’essere, fino alle ultime particelle, è essere in relazione, e così traspare il Dio-relazione e l’Amore creatore. Tutto proviene dall’amore, tende all’amore, e si muove spinto dall’amore, naturalmente con gradi diversi di consapevolezza e di libertà.

La prova più forte che siamo fatti ad immagine della Trinità è questa: solo l’amore ci rende felici, perché viviamo in relazione per amare e viviamo per essere amati.

Usando un’analogia suggerita dalla biologia, diremmo che l’essere umano porta nel proprio “genoma” la traccia profonda della Trinità, di Dio-Amore.

CORPUS DOMINI: CORPO E SANGUE DI CRISTO

“Questo è il mio corpo, questo è il mio sangue, per la nuova ed eterna alleanza, versato per voi e per tutti”.

Queste parole che Gesù pronunciò nell’Ultima Cena, vengono ripetute ogni volta che si rinnova il Sacrificio eucaristico e risuonano con singolare potenza evocativa nella solennità del Corpus Domini. Esse ci conducono idealmente nel Cenacolo quando, celebrando la Pasqua con i suoi, il Signore nel mistero anticipò il sacrificio che si sarebbe consumato il giorno dopo sulla croce.

L’istituzione dell’Eucaristia ci appare così come anticipazione e accettazione da parte di Gesù della sua morte.

Gesù presenta se stesso come il vero e definitivo sacrificio, nel quale si realizza l’espiazione dei peccati che, nei riti dell’Antico Testamento, non era mai stata totalmente compiuta. Rende manifesto che, grazie alla sua morte, si realizza la profezia della nuova alleanza fondata sulla fedeltà e sull’amore infinito del Figlio fattosi uomo, un’alleanza perciò più forte di tutti i peccati dell’umanità.

Sulla croce Gesù è al tempo stesso vittima e sacerdote: vittima degna di Dio perché senza macchia, e sommo sacerdote che offre se stesso, sotto l’impulso dello Spirito Santo, ed intercede per l’intera umanità.

La Croce è pertanto mistero di amore e di salvezza, che ci purifica dai peccati, e ci santifica scolpendo l’alleanza nuova nel nostro cuore.

L’Eucaristia, rendendo presente il sacrificio della Croce, ci rende capaci di vivere fedelmente la comunione con Dio. Con la consapevolezza di essere inadeguati, a causa dei peccati, ma bisognosi di nutrirci dell’amore che il Signore ci offre nel sacramento eucaristico, rinnoviamo la nostra fede nella reale presenza di Cristo nell’Eucaristia.

Non bisogna dare per scontata questa fede!

Il pane della vita eterna ci è dato già ora nella Santa Messa, affinché sin da ora il mondo futuro abbia inizio in noi. Con l’Eucaristia dunque il cielo viene sulla terra, il domani di Dio si cala nel presente e il tempo è come abbracciato dall’eternità divina.

(Benedetto XVI)