Verso il XXV Congresso Eucaristico Nazionale di Ancona

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“Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana”

“Signore da chi andremo? L’Eucaristia per la vita quotidiana”. È questo il tema del XXV Congresso Eucaristico Nazionale, che si terrà ad Ancona dal 4 all’11 settembre 2011.

I significati del Congresso Eucaristico sono molteplici. In primo luogo, si tratta di un atto di fede nell’Eucarestia e un evento di comunione per l’intera Chiesa italiana. L’evento riveste anche un significato sociale e culturale perché l’Eucarestia, sacramento dell’amore di Dio per gli uomini, è pane del cammino storico dei credenti e fermento di novità in tutti gli aspetti del vivere umano.

Sfondo biblico dell’intero appuntamento è il capitolo 6 del vangelo di Giovanni, da cui è tratto il versetto posto nel titolo. “Signore, da chi andremo?” è la domanda che l’apostolo Pietro rivolge a Gesù a conclusione del discorso sulla Parola e il Pane di vita.

Ed è anche la domanda che dopo duemila anni ritorna come la questione centrale della vita dei cristiani oggi.

Il Congresso rappresenta un’occasione stupenda per ritrovare la gioia di avere Gesù in mezzo alle nostre case, alla nostra quotidianità fatta di attese, delusioni, speranze e sconfitte.

Le nostre celebrazioni trasudano sovente di noia, di stanchezza e di abitudine. Abbiamo ridotto Dio in miseria: un Dio del precetto, dell’obbligo, della rinuncia, invece di un Dio che parla al cuore, al nostro cuore.

Riascoltiamo il monito del profeta Osea: “Questo popolo mi onora con le labbra, ma il suo cuore è lontano da me” e nello stesso tempo lasciamoci educare dalla stessa do­manda rivolta da Gesù alla Samaritana: “Se tu conoscessi il dono di Dio…”.

Riappropriamoci del dono dell’Eucaristia non come rito, come precetto, come un dovere da compiere, ma come il dono per eccellenza: la Presenza del Dio con noi. “Per Cristo, con Cristo ed in Cristo”, acclamiamo durante la S. Messa.

Tutta la vita cristiana è qui, decentrata dal nostro io possessivo e prepotente, offerta al Dio che è amore gratuito, dono senza pretese.

“Fate questo in memoria di me”.

La novità allora non consisterà nelle cose da fare, ma nel cuore con cui le facciamo.

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