Notizie dal gruppo missionario n. 79

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Da Avvenire, 3/05/2011
La tragedia invisibile

La denuncia dei missionari: a rischio la struttura economica, allagati pascoli e coltivazioni, centinaia le baraccopoli sommerse dal fango.

Colombia, un anno sotto il diluvio: “Enormi i danni”.

di Lucia Capuzzi

Incessante, inarrestabile, ostinata. Da oltre un anno, la pioggia sferza la Colombia con rabbia inconsueta. Le pause tra un acquazzone e l’altro durano appena pochi giorni, poi il diluvio riprende. Con meticolosa precisione.

La stessa descritta dal Nobel colombiano Gabriel Garcia Marquez in “Cent’anni di solitudine”, quando nell’immaginario villaggio di Macondo – metafora dell’intera nazione – “piovve per quattro anni, undici mesi e due giorni”.

I meteorologi garantiscono che il nubifragio reale sarà più breve di quello letterario: ancora qualche mese, poi si prevede una schiarita. Questo non consola, però, i colombiani, allo stremo per l’emergenza, prodotta – secondo gli esperti – dal cambiamento climatico.

Negli ultimi dodici mesi, l’acqua ha ingoiato campi, strade, città in tutto il Paese. Isolando centinaia di villaggi: 16 autostrade, 51 vie secondarie e oltre 30 valichi sono inagibili. E provocando danni enormi. Tanto che il presidente Juan Manuel Santos l’ha definita “la peggior catastrofe naturale nella storia del Paese” e lo scorso 7 dicembre ha dichiarato lo stato di calamità.

Per la Croce Rossa, i morti sono 418, i colpiti oltre 3.000.000, il 6,5% della popolazione. “E’ una tragedia senza precedenti, le conseguenze per il Paese saranno enormi”, racconta ad Avvenire padre Alonzo Alvarez, missionario della Consolata a Bogotà e direttore della rivista Dimension missionera.

Alle devastazioni, si sommano poi i danni di lungo periodo all’apparato economico. Lo stesso governo ha ammesso che la crisi rischia di far retrocedere la Colombia di vent’anni.

Secondo stime ufficiali, le perdite finora ammonterebbero a 305 milioni di euro, lo 0,2% del prodotto interno lordo.

Sono a rischio soprattutto gli allevamenti del nord oltre alle produzioni di caffè e fiori”, aggiunge padre Alonzo. Il 15% di queste – una delle più pregiate fonti di esportazione, soprattutto per le città centrali, in primo luogo di Medellin – potrebbe andare perduto. Con pesanti ricadute finanziarie.

L’esecutivo ha stanziato 2,4 miliardi di dollari per la calamità: il perdurare delle precipitazioni rende difficile avviare la ricostruzione.

Le piogge, poi, colpiscono con brutale violenza soprattutto i gruppi sociali più deboli, concentrati negli slum. La Colombia è il secondo Paese al mondo per numero di sfollati interni: circa 4 milioni.

Il decennale conflitto e la presenza di bande armate nelle aree rurali obbligano i cittadini a lasciare la terra per rifugiarsi nelle metropoli. Con pochi mezzi e senza lavoro, la maggior parte finisce per ammassarsi nelle baraccopoli ai margini della città.

I poveri e i profughi costruiscono le loro casupole abusive, in genere, sui fianchi delle colline, intorno ad ex discariche, ovunque ci sia spazio. Zone ad alto rischio: bastano anche poche gocce per causare una frana. Figuriamoci un diluvio di queste proporzioni”, aggiunge il missionario.

Non stupisce, dunque, che la maggior parte dei morti di queste alluvioni siano abitanti delle baraccopoli: nessuno saprà mai, dato che non esiste un censimento ufficiale – quanti slum siano stati sepolti dal fango nell’ultimo anno.

Vittime invisibili di una tragedia invisibile.

Pochi parlano del dramma che sta vivendo il popolo colombiano” – dice padre Vicente Pellegrino, sacerdote consolatino italiano da decenni a Cali – “è fondamentale rompere il silenzio. I colombiani hanno bisogno della nostra solidarietà”.

Storie di disperazione ma anche di speranza si consumano nel “diluvio colombiano”.

La diocesi ha organizzato una raccolta di viveri per gli alluvionati in occasione della Pasqua”- aggiunge padre Vicente – Nella mia parrocchia, S.Evangelio di Cali, tutti hanno voluto portare qualcosa, anche i più poveri. E’ stata una straordinaria prova di generosità”.

 Anno II, n. 50

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