“Un Curato e una Canonica” (8° puntata)

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 La conclusione fu che il trasporto delle suppellettili si fece senza nessun disordine e con la massima quiete il giorno 16 marzo 1797 in giovedì, e alla domenica 19 quelli che non vennero alla messa parrocchiale comparvero subito dopo, per aver lasciato esposto sino dopo il vespero il Santissimo Sacramento.

Ciò fu motivo di consolazione per il parroco, vedendo la pietà del popolo e ancor più la docilità dei medesimi avversari; ringraziò il Signore, che così bene aveva toccato il cuore di costoro per una conversione e concordia sincera e costante.

Era passato ben poco tempo da che gli animi sembravano prodigiosamente riuniti, quando uno dei due principali ricalcitranti andò dal curato a fargli tutte le scuse di quanto aveva fatto per impedire la traslocazione, protestando a nome di tutti che la loro intenzione non è mai stata di offendere la persona del curato ma piuttosto di procurargli il miglior bene suo e della parrocchia, promettendogli che sarebbero stati docili e ubbidientissimi.

Senonché il furbo recalcitrante intimava e pregava il curato a voler essere un po’ più condiscendente per loro, per esempio, nel voler fare qualche festa nel loro oratorio (chiesetta), nel mostrarsi soddisfatto e contento, nel voler qualche volta dare ragione anche a loro e non sempre a quei di Camporicco, nel voler usare qualche distinzione e predilezione.

Ma l’Oggioni rispose che, come parroco, non faceva nessuna distinzione dal ricco al povero e se aveva qualche riguardo era certamente per quelli di Cassina.

Riguardo al fare qualche festa all’Oratorio (chiesetta), il parroco più che volentieri avrebbe goduto e assecondato, se la devozione a Maria Santissima fosse stata regolare e santa, ma il loro scopo era quello di volere fare delle feste in Oratorio per far esaltare la casa Villata ed anche per deviare da quelle feste annuali regolari che già da tutto il popolo si fanno in onore a Maria Santissima nella chiesa parrocchiale, perciò al parroco sembrava piuttosto una gara ed una vana ostentazione, anziché vera devozione.

Scrive l’Oggioni:” Ma troppo antico e sensibile è l’attacco e la predilezione che hanno di quel fatale Oratorio (chiesetta)…”.

La festa era già stata tra di loro organizzata e pensata di farla con la massima clamorosità, senza che mai la casa Villata mi interpellasse se non negli ultimi giorni e la presentasse come di una festa triviale.”.

Infatti domenica 3 Ottobre 1799 in quella occasione il signor canonico di Sant’Ambrogio di Milano, Don Carlo, fratello del signor consigliere, avendo avuto dal signor curato di Vignate l’organino della chiesetta di S. Biagio, creò la cantorìa; ma dopo tanti preparativi, musica e sinfonie, mortaretti, tempietti fuori dalla chiesa con arazzi imperiali, proprio in quel giorno della festa è sempre piovuto dal mattino alla sera, per cui restò tutto frastornato e pochissima gente intervenne.

Allora vi furono quelli che malignarono contro i curato di Camporicco, attribuendo a lui la colpa dell’insuccesso della festa.

Il povero curato, stanco ormai di sentirsi ridire queste calunnie, andò in Curia arcivescovile a far valere i propri diritti; uno di quei degnissimi superiori gli diede ragione. Ma poi fecero l’imprudenza di dire ai signori Villata che era stato da loro il curato di Camporicco con degli incartamenti per vedere di impedire la detta festa ecc… Così il parroco si trovò contro anche questi signori insieme ai soliti briganti.

(Continua)

             

                                              

A cura di Mons. Bruno Magnani