La preghiera: un grande abbraccio

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«Chi prega assomiglia ad un uccello che drizza il volo verso l’alto; spicca il volo dalla terra e si immerge negli spazi del cielo». Scrive così S. Antonio nei suoi Sermoni parlando della preghiera, che vede soprattutto come un atto d’amore e un moto del cuore.

Quando preghiamo «l’anima è inondata di luce e la gioia che proviamo è ineffabile».

La preghiera, dunque, vista non come un dovere, non come la risposta ad una prescrizione, ma come il modo più naturale e spontaneo per manifestare il nostro amore verso Dio creatore. È un elevazione del cuore a Dio, perchè il rapporto è di intimità e di affetto.

Non si tratta di capire, ma di lasciarsi abbracciare.

Ciò che è richiesto non è un ragionamento, ma un moto dell’animo. Tuttavia l’intera persona, testa e cuore, è coinvolta nell’atto di pregare. Tanto è vero che la volontà ha un ruolo decisivo. Per mettersi in preghiera occorre prima di tutto, allontanarasi dalle cose terrene e volgere lo sguardo altrove, verso l’alto, verso ciò che più conta.

Ecco perchè la preghiera ha bisogno del silenzio, sia esteriore che interiore.

«Nell’acqua torbida e agitata non vede il suo volto chi vi si specchia. Se vuoi che appaia in te il volto di Cristo che ti guarda, distenditi e riposa» (S. Antonio).

Se sono importanti per consentirci l’intimità con Dio, silenzio e solitudine non ci separano dai nostri simili nè ci mettono al di sopra di loro. Attraverso il rapporto intimo con Dio diventiamo invece più accoglienti, più fraterni.

Per S. Antonio la preghiera si articola in quattro parti:

la supplica, il dialogo, la domanda e il ringraziamento.

La supplica è il primo atteggiamento, perchè con essa riconosciamo la grandezza di Dio. Nel dialogo ci intratteniamo con Dio in modo famigliare, sapendo che il Padre ci ascolta. Con la domanda dichiariamo la nostra povertà e il nostro stato di bisogno. Infine c’è il ringraziamento, che consiste sia nel riconoscere i benefici ricevuti sia nel fare memoria del Donatore.

Cosa chiedere nella preghiera?

Essenzialmente «che noi, figli, amiamo il nostro Padre». Infatti «se chiederemo l’amore, il Padre stesso, che è amore, ci darà ciò che egli è: appunto amore». L’importante è chiedere nel nome di Gesù: «Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, Egli ve la darà» (Gv 16,23).

E quanto dobbiamo pregare?

Il problema diventa secondario nel momento in cui l’intera vita è espressione di dialogo con Dio. La preghiera può essere fatta con la mente o a voce alta, ma anche attraverso le opere. «Non cessa di pregare colui che non cessa di fare il bene, perchè anche l’azione è voce che sale dall’uomo a Dio, come le altre espressioni di preghiera».