Domenica 20 ottobre: DEDICAZIONE DEL DUOMO di MILANO

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Il Duomo è la Cattedrale. È la Chiesa Madre dei fedeli ambrosiani.

Celebrarne l’anniversario della Dedicazione significa riscoprire le radici della nostra fede esprimendo l’impegno e il desiderio di fondare la nostra esistenza sulla centralità del Signore Gesù e sull’accoglienza della sua Parola di vita.

Nella Cattedrale si celebra il Mistero della fede, il Mistero dell’Amore assoluto di Dio interamente destinato all’umanità da salvare: “Corpo dato, sangue versato per”, al fine di trasformarci in Eucaristia nella vita di tutti i giorni.

Se tale è l’importanza dell’Eucaristia ai fini della vita di fede dei cristiani, ne consegue che la partecipazione domenicale e festiva non è un optional, ma un diritto inalienabile. Ne va del senso e del valore della vita del credente.

Ecco allora l’importanza delle chiese parrocchiali, come diramazioni della chiesa Cattedrale. Esse non sono autarchie, ognuna è collegata, vincolata alla Cattedrale, chiesa madre, segno di unità comunionale nella stessa fede annunciata autorevolmente dal Vescovo.

Può allora un cristiano essere indifferente e apatico nei confronti del Mistero dell’Eucaristia, ragione d’essere della Chiesa e suo nutrimento? La frequenza o la diserzione nei riguardi della Celebrazione dell’Eucaristia è la cartina di tornasole della vitalità o meno della fede radicata in un popolo cristiano.

Occorre sempre più innamorarsi dell’Eucaristia, celebrata nella propria comunità, come singolare, arcano e divino sostegno sulla strada di una vita che ne porta inciso il senso: una vita cristiana perché vita eucaristica!


Dalla Cattedrale alla Chiesa Parrocchiale

La riforma liturgica, le cui basi sono state poste dalla Costituzione “Sacrosanctum Concilium” del Concilio Ecumenico Vaticano II, si rivela come un impegnativo cammino di rinnovamento della mentalità e della prassi ecclesiale nella celebrazione del Mistero di Cristo.

Dal momento che la destinazione all’azione liturgica la qualifica radicalmente, la chiesa non si può considerare una generica opera architettonica. Essa infatti è debitrice della sua conformazione alla relazione che la lega all’assemblea del popolo di Dio che vi si raduna. Chi si raduna nella chiesa è la Chiesa – popolo di Dio sacerdotale, regale e profetico – che lo Spirito Santo arricchisce di una moltitudine di carismi e ministeri. La Chiesa, in qualche modo, proietta, imprime se stessa nell’edificio di culto e vi ritrova tracce significative della propria fede, della propria identità, della propria storia e anticipazioni del proprio futuro.

Le chiese sono state costruite non tanto come monumento a Dio ma come luogo dell’incontro sacramentale, segno del rapporto di Dio con una comunità.

Elemento caratterizzante l’edificio per la celebrazione cristiana è la sua capacità di essere “simbolo” della realtà tangibile che in esso si compie, ossia la comunione con Dio che si attua soprattutto nella celebrazione dei sacramenti e nella liturgia delle ore.

L’altare, mensa del sacrificio e del convito pasquale, nell’assemblea liturgica non è semplicemente un oggetto utile alla celebrazione, ma in tutte le chiese è “il centro dell’azione di grazie, che si compie nell’Eucaristia”, è il segno della presenza di Cristo, sacerdote e vittima, è la mensa del sacrificio e del convito pasquale che il Padre imbandisce per i figli nella casa comune, sorgente di carità e unità. L’altare è il centro dell’azione di grazie che si compie con l’Eucaristia.

Cristo, istituendo il memoriale del sacrificio che stava per offrire al Padre sull’altare della croce, rese sacra la mensa intorno alla quale dovevano radunarsi i fedeli per celebrare la sua Pasqua. L’altare è quindi mensa del sacrificio e su questa mensa il sacerdote, che rappresenta Cristo, fa ciò che il Signore stesso fece e affidò ai discepoli, perché lo facessero anch’essi in memoria di lui.

Gli arredi e le suppellettili devono essere caratterizzati da dignità, semplicità, nobile bellezza, verità delle cose e debita pulizia.

Significativo è anche il luogo, la sede, per la celebrazione della Penitenza. Tutta la Chiesa, popolo sacerdotale, è cointeressata e agisce, sia pure in modo diverso, nell’opera di riconciliazione che dal Signore le è stata affidata.

La buona visibilità della “sede confessionale” diventa un richiamo costante alla misericordia del Signore, che, nel segno sacramentale, riconcilia a sé il discepolo che si converte, comunicandogli la sua pace e riaggregandolo al popolo di Dio. Si pensi inoltre a introdurre qualche semplice modifica come l’ illuminazione interna, condizioni sufficienti di riscaldamento, isolamento acustico.

Si curi in modo particolare la collocazione dei posti dell’assemblea dei fedeli, perché possano debitamente partecipare, con lo sguardo e con spirito, alle sacre celebrazioni.

È bene mettere a loro disposizione banchi e sedie in modo che possano assumere comodamente i diversi atteggiamenti del corpo richiesti dalle diverse parti della celebrazione, e recarsi senza difficoltà a ricevere la santa comunione.

Si abbia cura che i fedeli possano non soltanto vedere, ma anche, con i mezzi tecnici moderni, ascoltare comodamente sia il sacerdote sia gli altri ministri durante le celebrazioni.

(Commisione Episcopale per la Liturgia della CEI).