6. SPUNTI STORICI ANTICHI E NUOVI PER LA COMUNITÀ PASTORALE “MARIA MADRE DELLA CHIESA”

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La riforma protestante 

All’inizio del 1500 l’Europa ha una vasta espansione sociale ed economica.

Aumenta la popolazione, la produzione ed i commerci.

Anche la vita religiosa è molto intensa.

Ma gravi problemi agitano la Chiesa.

Alcuni monaci non vivono più secondo la regola, Vescovi e Prelati appaiono troppo preoccupati delle cose terrene.

Il popolo cristiano rimane senza guide.

Critica è la situazione politica, culturale e religiosa in Germania.

Un giovane si prepara ad impersonare tutta l’ansia spirituale del suo tempo: è Martin Lutero, monaco agostiniano. Per i suoi scritti, in cui vengono intaccate le verità sostanziali della fede, viene scomunicato da Papa Leone X (1520).

Inizia la riforma protestante che causerà una triste scissione tra i cristiani.

Il Concilio di Trento (1545-1563)

s-carlo   Ma la chiesa cattolica si rinnova efficacemente.

Il suo primo gesto è il Concilio di Trento (1545-1563), con papa Paolo III Farnese e papa Pio IV.

Tra i maggiori esponenti della chiesa è San CARLO BORROMEO.

Il suo enorme carteggio (300 volumi ora giacenti nella Biblioteca Ambrosiana) documenta quale guida assidua e preziosa egli sia stato per il Concilio Tridentino.

Non si esagera affermando che quella storica assemblea costituisce il glorioso momento nel quale si eterna il nome di San Carlo.

Egli lavorò instancabilmente per rendere fruttuose le deliberazioni conciliari. Suggerì al Pontefice di formare una Commissione incaricata di interpretare ufficialmente i decreti del Concilio, curò la promulgazione dei capitoli tridentini in tutti gli Stati cattolici, promosse la revisione dei libri liturgici e la compilazione del Catechismo.

E giacchè la riforma lo riguardava personalmente, volle rigorosamente applicarla a se stesso, soprattutto nella residenza in Diocesi.

A tal fine ottenne non senza fatica dallo zio Pontefice (Pio IV) di lasciare Roma per raggiungere la diletta Milano, di cui fin dall’8 febbraio 1560 era stato nominato Arcivescovo.

Il suo ingresso nella città di Milano lasciò un’orma incancellabile nell’episcopato ambrosiano.

s-carlo1Clero, autorità, nobili, folla immensa di popolo accolsero con indimenticabili attestazioni di affetto il santo Pastore. Benchè appena ventisettenne egli era già ricco di esperienza, la sua opera fin dall’inizio incontrò serie difficoltà. Ma, sorretto dalla carità, dallo zelo, dalla fiducia nella preghiera, da un alto spirito di sacrificio, egli impiegò tutte le energie per risollevare spiritualmente il suo gregge.

Era intransigente quando era in gioco il prestigio e l’autorità della Chiesa.

Di questa sua fermezza furono fede, tra l’altro, le lunghe controversie che egli sostenne con l’autorità civile e la persecuzione mossagli dall’Ordine degli Umiliati refrattario ad ogni riforma disciplinare.

Uno sciagurato membro di quell’ordine con un colpo di archibugio arrivò ad attentare alla vita del Santo, che rimase miracolosamente illeso (26 ottobre 1569).

L’ordine venne sciolto e il suo ricco patrimonio fu devoluto alle istituzioni ecclesiastiche bisognose di aiuto.

Allo scopo di conoscere personalmente clero e popolo S. Carlo compì tre visite pastorali nella sua vasta Diocesi. Andava pellegrinando di parrocchia in parrocchia, simile al buon Pastore, in cerca di pastorelle smarrite. Attraversava luoghi spesso a piedi, talvolta a sella di un mulo. Giunto alla chiesa di un villaggio intirizzito dal freddo e bagnato di sudore rientrava subito per adorare il buon Dio e rivolgere al popolo parole di saluto e di esortazione. Voleva pasti frugali per le persone del seguito mentre per se’ chiedeva soltanto un piatto di legumi e un po’ di pane e acqua.

Che dire poi del suo eroico prodigarsi nell’infuriare di quel terribile contagio che è conosciuto come la peste di San Carlo?

Scrive Alessandro Manzoni “Tanto è forte la carità! Tra le memorie così varie e solenni d’un infortunio generale, può essa far primeggiare quella d’un uomo (San Carlo), perchè a quest’uomo essa ha ispirato sentimenti e azioni più memorabili ancora de’ mali… perché l’ha spinto e intromesso guida, soccorso, esempio, vittima volontaria.”

A soli 47 anni, il Santo si spense, il 3 novembre 1584.s-carlo2

Dopo 18 anni si conclude il Concilio.

La Chiesa chiarisce questioni importanti fino ad oggi.

Ne ricordiamo alcune: è stabilito l’elenco dei libri sacri che la Chiesa giudica ispirati e si indica come fonte della fede anche la tradizione viva che la Chiesa conserva e trasmette nella storia.

Si ribadisce poi l’importanza di tutti i sette Sacramenti.

Una delle misure più importanti adottate dal Concilio Tridentino è l’istituzione dei SEMINARI.

Giustamente è stato detto che se il Concilio non avesse fatto altro, questo solo basterebbe a dargli una fame immortale.

Approvata l’erezione dei seminari, i Padri esclamarono ad una voce che si sentivano pienamente ricompensati di tutte le loro fatiche, quand’anche non avessero ricavato altro frutto dalla grande assemblea ecumenica.

In realtà la preparazione del clero era lasciata alle cure dei parroci, molti dei quali rozzi ed ignoranti, risultavano inadatti a trasfondere negli aspiranti al sacerdozio las-carlo3 pietà e la scienza richieste.

Nessuna meraviglia, quindi, che si avesse un clero di basso livello morale e culturale.

I seminari diretti da ottimi e competenti religiosi, informando alla scienza e alla pietà i seminaristi che, lontani dalla famiglia e dal mondo, attendevano unicamente alla loro formazione, procurarono subito alla Chiesa benefici incalcolabili.

Il Papa S. Pio V è un appassionato esecutore delle decisioni del Concilio.

Nel 1566 fa pubblicare il catechismo romano e nel 1570 promulga il nuovo Messale romano.

Il vescovo di Milano, Carlo Borromeo è un grande esempio di come la Chiesa debba rinnovarsi dopo il concilio. Già abbiamo accennato il suo impegno più vivo per le visite pastorali nella Diocesi e la capacità di dirigere la via        con leggi appropriate.

Infatti solo la solerte cura di San Carlo per tutto il patrimonio ecclesiastico e il suo interessamento diretto, in occasione della visita pastorale a Cernusco sul Naviglio del 15 marzo 1568, contribuiscono a ridare vita attiva alla chiesetta di CAMPORICCO, insediandovi un coadiutore subordinato al parroco di Cernusco, con una congrua di 100 lire imperiali.

Alla fine del 1600 vediamo rifiorire molte forme di devozione che la crisi protestante aveva messo in ombra: la devozione al Santo Sacramento, il culto eucaristico, i pellegrinaggi e le processioni spesso legate al sorgere di nuovi santuari.

 

(A cura di Mons. Bruno Magnani)

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