Verso la Cresima…

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“Chi posso far contento oggi?”: è questa la domanda che il nostro Arcivescovo ha rivolto ai ragazzi di prima media che si stanno preparando a ricevere il dono della Confermazione. L’annuale appuntamento allo stadio di San Siro si è svolto domenica 24 marzo in una cornice bella di colori, festa e preghiera!

Prima di partire dal nostro oratorio i genitori hanno avuto la possibilità di conoscere come proseguirà il cammino dopo la cresima con il gruppo preadolescenti. Ogni ragazzo potrà continuare a crescere grazie al supporto e all’aiuto di educatori (ragazzi al termine del percorso delle superiori o universitari) che si ritroveranno con loro in oratorio ogni venerdì alle 18,30 con incontri, cene e serate insieme, uscite e pellegrinaggi (Assisi in 2 e Roma in 3 media).

Un educatore si racconta …

Essere educatori credo significhi soprattutto avere la capacità di agire sempre con spirito umile e ragionevole, e riuscire a non dimenticare mai l’obiettivo per cui siamo stati scelti. Nel mio percorso ci sono stati due momenti che mi hanno ricordato l’importanza di queste caratteristiche.

Il primo è il momento stesso in cui mi è stato chiesto di diventare educatrice. Ricordo di aver accettato la proposta immediatamente, ma dopo averci riflettuto un po’, temevo di non aver capito bene il ruolo che avrei avuto, né mi sentivo in grado di essere quel tipo di figura. Ricordo allora di aver chiesto al don cosa significasse essere educatrice, cosa avrei dovuto fare concretamente. E ricordo la sua risposta: mi disse che non avrei dovuto fare niente, ma semplicemente non smettere di essere quello che ero, e che il resto sarebbe venuto di conseguenza. Al tempo, un po’ confusa, non potevo che fidarmi di queste parole. Adesso, posso solo confermare che il segreto è proprio questo: avere l’umiltà di riconoscere che non siamo noi educatori a fare l’esperienza, ma che è l’esperienza stessa a fare noi. È l’esperienza che ci trasforma, che ci porta a conoscere noi stessi e quello per cui siamo stati chiamati, e che ci permette quindi di saperlo trasmettere, di volerlo condividere coi ragazzi. Non siamo noi a insegnare qualcosa ai ragazzi, ma sono loro che insegnano tanto a noi e noi possiamo solo mostrare loro quello che da loro impariamo.

Per questo credo anche che un educatore debba sempre conservare la capacità di mettere i ragazzi al centro, loro e la loro vita. Il nostro non è un ruolo prescrittivo o nozionale; non siamo i loro genitori, non siamo insegnanti; non siamo neanche catechisti perché affrontiamo ogni discorso partendo dalla loro vita, dalla loro quotidianità e solo dopo arriviamo a scoprire cosa ci dice la Parola, cosa ci insegna Gesù. Siamo semplicemente accompagnatori, nel migliore dei casi punti di riferimento. Siamo come istruttori di guida: i ragazzi al volante e noi seduti di fianco. All’inizio usiamo noi i pedali, poi li gestiscono solo loro, e hanno tutti stili di guida diversi, nonostante l’istruttore sia lo stesso, perché ognuno di loro ha dei punti di forza e di debolezza diversi da quelli di qualcun altro. A volte può anche capitare di ritrovare sul percorso ragazzi che tempo prima avevano intrapreso strade lontane dal nostro consiglio; ragazzi che poi, inaspettatamente, di quel consiglio si ricordano. Mi è successo poco tempo fa, quando una ragazza mi ha detto che le sarebbe piaciuto ricominciare a venire a messa perché sentiva che le mancava qualcosa per trovare un senso più profondo alla sua vita, per essere più felice. Ricevere un suo messaggio, ogni sabato sera, in cui mi chiede a che ora passo a prenderla la mattina dopo, mi conferma quanta gioia riservi questo ruolo. Ma soprattutto, mi ricorda che l’obiettivo più importante di un educatore, è far capire loro che solo seguendo l’Esempio, tenere in mano il volante e guidare la Vita può sembrare magari più difficile al giorno d’oggi, ma è sicuramente più bello e decisamente più significativo.