Ripartiamo da Emmaus!

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Quella sera del gran giorno di Pasqua, anche Emmaus ebbe un sussulto di risurrezione. Allo spezzare del pane, Cristo rivelò la novità più strepitosa della storia: lui è il Risorto per sempre, l’eterno Presente. Con lui è sempre giorno, e la notte non fa più paura. I due discepoli ne ritornarono in fretta a Gerusalemme per annunciare la gioia di quell’indelebile incontro.

E chi di noi, Signore, non ha mai gioito almeno una volta, all’incontro con te, Risorto? Non è forse per questo quotidiano scambio tra la nostra pochezza e la potenza del mistero divino che siamo qui a volere un mondo più giusto, a sentirci più fratelli, a dire a tutti: solo lui, Cristo risorto, è il Pane vivo da spezzare, l’Oggi che non tramonta?

Eppure dopo duemila anni questa nostra umanità sembra che tuttora cammini come i due discepoli, verso Emmaus, lontano dalla Croce di salvezza, dalla Speranza di vita, quasi quel lontano giorno di Pasqua non finisca mai.

L’uomo se ne va muto e stanco, deluso e sordo. Sembrano inutili perfino le parole eterne del mistero più tangibile. Tutto appare stantio e logoro, come nebbia impenetrabile. Anche le comunità dei credenti sono lì, stanche e deluse per mille smacchi e paiono talora come impotenti all’insorgere tenace di idoli antichi. Pronti, questi idoli, a rifarsi e a ripresentarsi sotto mille vesti d’oro.

Che cosa si può fare, Signore? Come arrestare lo spirito del male? Come salvare l’umanità? Ecco, Cristo mi dice anche oggi, questa sera: Ho bisogno di te. Ho bisogno che tu mi ascolti, in tutta sincerità, con fede grande. Sono io il Salvatore, e tu mi devi credere. Devi avere fiducia nella mia potenza d’amore per questa umanità che io ho creato e che io voglio redi­mere. Chiedo però il tuo aiuto, la tua partecipazione; ho bisogno di te, delle tue braccia, del tuo cuore, della tua mente. Ma devi essere umile: più sarai disponibile al mio infinito amore, e più sarai potente nel salvare, con me, tutto il creato. Cristo vuole la mia parte, e Cristo vuole la tua carissimo fratello e sorella nella fede.

Ritorniamo a Gerusalemme. Ripartiamo da Emmaus. Evasioni e stanchezze ci hanno allontanato, e rinchiuso nella nostra casa di Emmaus: nel piccolo mondo di apostolato su misura delle nostre innate paure. Dobbiamo partire, per incontrare i fratelli, vicini o sconosciuti, ancora li fedeli o già in fuga, e testimoniare loro che Cristo è vivo, è qui nella nostra fede e nella gioia di vivere in libertà di spirito, nel nostro totale abbandono alla Grazia divina, nell’assoluta povertà dei mezzi umani.

Coraggio, andiamo! Il giorno già declina, ma Cristo illuminerà il nostro passo.

Card. Carlo Maria Martini