Tu sei i miei giorni!

776

Mentre sto scrivendo l’Editoriale dell’Insieme di questa settimana che ci porterà nel Tempo di Avvento (ambrosiano) non so ancora cosa il Premier Conte ed il Governatore Fontana ci diranno e quali nuove restrizioni ci verranno indicate perché questo forte contagio Covid-19 possa essere rallentato.

Senz’altro, come tanti di voi, anch’io vivo questa “attesa” e se da una parte mi sembra di rivivere e di stare in un film già visto, dall’altra custodisco la speranza che si possano fare dei “passi” in più per il bene di tutti.

Desidero oggi, pensando al tempo particolare che stiamo vivendo (imprevisti, gioie, delusioni, speranze, preoccupazioni, rabbia…) condividere una preghiera che mi ha accompagnato negli anni di Seminario ed ho ritrovato proprio in questi giorni della Settimana Eucaristica, donandomi pace e consolazione.

Questa preghiera fu composta da don Luigi Serenthà (Teologo, Insegnante e poi Rettore del Seminario, morto prematuramente a 48 anni nel 1986) che ho avuto la gioia di conoscere nei miei primi anni di Seminario.

Signore Gesù, Tu sei i miei giorni, non ho altri che te nella mia vita.
Quando troverò un qualcosa che mi aiuta, te ne sarò immensamente grato; però Signore, quand’anche io fossi solo, quand’anche non ci fosse nulla che mi dà una mano, non ci fosse neanche un fratello di fede che mi sostiene.
Tu, o Signore, mi basti, con Te ricomincio da capo.
Tu mi basti, Signore: il mio cuore, il mio corpo, la mia vita, nel suo normale modo di vestire, di alimentarsi, di desiderare è tutta orientata a Te.
Io vivo nella semplicità e nella povertà di cuore; non ho una famiglia mia, perché Tu sei la mia casa, la mia dimora, il mio vestito, il mio cibo, Tu sei il mio desiderio.

Perché questa preghiera? Non è un antidoto e nemmeno un vaccino al Coronavirus ma ritengo possa essere, per chi crede, un “dono” per “come” vivere questi “strani” giorni (o meglio questo strano “periodo”) che insieme stiamo sperimentando preparandoci all’ Avvento, un “tempo” capace di convertire ed educare le nostre attese e i nostri desideri.

Don Massimo