Custodire la vita, affidandosi a Lui.

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Se riportiamo oggi al cuore i momenti in cui abbiamo scoperto che saremmo diventati genitori, ormai quasi cinque anni fa, non possiamo fare a meno di pensare a tutte le paure, le incertezze e le domande di quei giorni. Non eravamo pronti, erano tanti i dubbi e la sensazione di inadeguatezza grande.

Il sì alla vita che abbiamo pronunciato in quei momenti era, dobbiamo ammetterlo, certamente timido e insicuro. Eppure…A Lui è bastato: ha trasformato la nostra vita, l’ha colmata di un amore e di una tenerezza fino allora inimmaginabili per noi.

Pensavamo di sapere abbastanza sull’amore. Abbiamo scoperto di poter amare in modo più vero e pieno, e questo accadeva perché ci siamo sentiti amati come mai prima da Dio: dire il nostro sì, assumere la responsabilità di una vita affidata alle nostre mani, diventare genitori per noi è stata ed è ogni giorno l’occasione di fare quotidiana esperienza dell’infinita tenerezza di Dio nei nostri confronti. La tenerezza di una bimba, le sue carezze, il suo sguardo amorevole, le sue parole dolci e gli abbracci inattesi anche quando facciamo fatica, anche quando non ci sentiamo all’altezza, anche quando pensiamo di aver sbagliato sono il riflesso dell’amore incondizionato di Dio per noi.

Eravamo molto felici, siamo stati tra i privilegiati che hanno trascorso felicemente i mesi di lockdown: tante cose ci mancavano, tante ci mancano tutt’ora, ma almeno eravamo insieme. Quando le cose vanno bene, è facile pensare di poter fare da soli. Così, senza rendercene troppo conto, abbiamo smesso di progettare la nostra vita e abbiamo iniziato a programmarla, e tra i vari programmi c’era il desiderio di allargare la famiglia.

«A volte vorremmo noi controllare tutto, ma Lui ha sempre uno sguardo più grande» scrive papa Francesco a proposito di san Giuseppe, «Padre nell’obbedienza», nella recente lettera apostolica Patris corde: a costo di qualche fatica abbiamo dovuto rivedere i programmi e tornare a parlare di progetti, riaffermando con fiducia il nostro sì: «Egli ha fatto bella ogni cosa a suo tempo».

Preparare il Natale è coinciso per la nostra famiglia con la riscoperta di cosa significa attesa: attendevamo la nascita di Gesù e al tempo stesso un bimbo iniziava ad abitare la mente e il cuore della nostra famiglia.

Questi passi ci portano a vivere quest’anno la giornata per la vita (che celebreremo domenica 7 febbraio) con una consapevolezza nuova e particolare, certi che può essere per tutti, non solo per noi, un appuntamento importante.

Il tempo che stiamo vivendo chiede a ciascuno di pronunciare il proprio sì alla vita: non solo a chi si prepara ad accogliere una nuova vita: a chi sta accompagnando una vita sofferente, a chi difende una vita violata nella sua dignità, a chi ha imparato a tutelare la salute e la vita di chi incontra anche a costo di rinunciare a un pezzetto della propria libertà. Tutti siamo coinvolti, a tutti anche quest’anno è chiesto di mettere la vita al centro, nessuno escluso.

Ciascuno di noi può scoprire realizzato in sé il mistero che papa Francesco riassume con queste parole nella figura di san Giuseppe: «Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perché si mette al mondo un figlio ma perché ci si prende responsabilmente cura di lui. Tutte le volte che qualcuno si assume, la responsabilità della vita di un altro, in un certo senso esercita la paternità nei suoi confronti».

Ci sembra significativo, in questo tempo di pandemia, in quest’anno che il papa ha dedicato a San Giuseppe, che ciascuno possa sentirsi chiamato con tanta forza a difendere e custodire la vita di chi ha accanto.

Chiara, Matteo, Marta …e un dono in arrivo