Lezione di umanità

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Come riflessione d’ingresso nella Quaresima 2024, mi piace condividere la commovente e così piena di vita, testimonianza del pianista e compositore Giovanni Allevi che, al Festival di Sanremo, è tornato a suonare davanti a un pubblico dopo due anni di stop per la malattia, il mieloma multiplo, una neoplasia cronica.

Incantando il pubblico dell’Ariston con la sua umanità e il suo sorriso, ha detto: “All’improvviso mi è crollato tutto.Ho perso il lavoro, i capelli, le mie certezze, ma non la speranza e la voglia di immaginare”.

Ha raccontato che la vita accade e a volte lo fa togliendoti tutto, tranne una cosa: la speranza.

Ed ha elencato alcuni inaspettati “doni” che gli ha portato la malattia: anzitutto la ritrovata consapevolezza del valore dell’unicità dell’individuo.

Ha detto: “Non molto tempo fa, prima che accadesse tutto questo, durante un concerto in un teatro pieno, ho notato una poltrona vuota. Come una poltrona vuota?! Mi sono sentito mancare! Eppure, quando ero agli inizi, per molto tempo ho fatto concerti davanti ad un pubblico di quindici, venti persone ed ero felicissimo! Oggi….dopo la malattia, non so cosa darei per suonare davanti a quindici persone. I numeri…non contano! Sembra paradossale detto da qui. Perché ogni individuo, ognuno di noi, ognuno di voi, è unico, irripetibile e a suo modo infinito”.

Poi ha sottolineato la riconoscenza per l’affetto che si riceve dagli altri pazienti, “i guerrieri li chiamo io” (pensando ai bambini malati e ai loro genitori), la gratitudine nei confronti di medici e infermieri e della ricerca scientifica, la vicinanza della famiglia. E poi “la gratitudine nei confronti della bellezza del Creato

Le parole di Giovanni Allevi ci hanno fatto capire cos’è la pienezza della vita. E anche cosa non è.

Per esempio: non è basata sui numeri, quelli che ti dicono quanto sei popolare. Perché quando sei sul crinale tra la vita e la morte, conta altro. Conta l’affetto della tua famiglia e di chi ti vuole bene. Conta la bellezza della natura (“Non si contano le albe e i tramonti che ho ammirato”) che puoi guardare da una finestra di ospedale, perché quella è l’unica porta sul mondo che ti è concessa. Conta la gratitudine per chi ti cura: per cosa fa e per come lo fa.

Conta l’esempio degli altri che stanno vivendo il tuo stesso problema. Conta la forza dei genitori che vivono a fianco dei propri figli.

Poi, andando al pianoforte (molto emozionato) si è presentato così: “Il brano si intitola Tomorrow, perché domani, per tutti noi, ci sia sempre ad attenderci un giorno più bello!”

In una intervista di qualche anno fa, una giornalista chiese al Maestro Allevi: “Lei è credente?”

“Sì, credo in Dio e penso che chiunque svolga una attività artistica o creativa non può non esserlo. Il musicista ha la possibilità di osservare la realtà e di svelare il mistero, di essere travolto da squarci di divino. Io sono solo un compositore, certe valutazioni le lascio ad altri, anche se trovo il cristianesimo assolutamente rivoluzionario per questa divinità che si è fatta uomo, che sentiamo così vicino. Nel mio piccolo sento di poter mettere la gente a contatto con le proprie emozioni più profonde, il che fa bene allo spirito”.

Giovanni Allevi, da profondo credente, ci ha dato una straordinaria lezione di vita.

E credo non ci sia Racconto, Parola, Testimonianza più bella per “entrare” nel Deserto della Quaresima!

Buon cammino, questo inizio è già un augurio!

Don Massimo