Paura della… Vita?

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Mentre rimango colpito (come tanti di noi, credo) dalle notizie e soprattutto dai dati sulla denatalità in Europa e in particolar modo nel nostro Paese (in Italia) non mi ha lasciato indifferente un fatto (forse marginale, ma ritengo significativo) avvenuto nella Città di Milano dove la Commissione addetta alle opere d’arte ha bocciato la collocazione in una piazza della scultura di una madre che allatta.

Condivido volentieri questo articolo di Famiglia Cristiana (6 aprile 2024) che offro alla propria e comune riflessione. L’articolo si intitola: A Milano la maternità fa scandalo”.  Buona lettura!

“A Milano non verrà collocata una scultura (realizzata dall’artista Vera Omodeo, recentemente scomparsa) raffigurante una donna che allatta al seno il figlio, perché rappresenta un valore “rispettabile” ma “non universalmente condivisibile” da tutti, e perché nella scultura si evincerebbero “sfumature religiose”.

Con queste motivazioni – votate all’unanimità – la commissione del Comune che valuta gli arredi e le opere d’arte in spazi pubblici ha negato l’autorizzazione alla collocazione in piazza Duse (o in altro luogo pubblico) della scultura, donata alla città di Milano dagli eredi dell’artista.

Dunque per i membri della commissione la maternità è una faccenda culturale, e alla fin fine addirittura religiosa. Come se fosse una tematica per suore o preti e non una concezione universale, la quintessenza della natura femminile, quanto di più naturale, nobile, salvifico e profondo possa caratterizzare la natura dell’altra metà del cielo. Eppure anche i membri della commissione sono stati neonati. E anche loro hanno avuto una madre, non “un valore non universalmente condivisibile” che li ha allattati.

A questo può arrivare la teoria del gender, nel Paese delle culle vuote, a rendere una maternità motivo di scandalo, da relegare in un convento o al massimo in un ospedale, meglio se gestito da religiosi. E bontà loro che hanno definito l’allattamento un’opinione “rispettabile“. Pare che il sindaco Sala – bontà sua – abbia chiesto chiarimenti sulla messa al bando della commissione.

L’idea che la rappresentazione della maternità possa offendere qualcuno è non solo assurda, ma anche offensiva per le madri stesse, le quali dovrebbero essere libere di allattare i propri figli in pubblico senza essere oggetto di biasimo o discriminazione. Invece di censurare l’arte che celebra la maternità, dovremmo incoraggiare una comunicazione aperta e inclusiva su questo argomento. Dovremmo abbracciare la diversità delle esperienze femminili e difendere il diritto delle donne di esprimersi liberamente, sia attraverso l’arte che nella vita quotidiana.

Siamo di fronte a una scelta fondamentale: possiamo optare per la chiusura mentale mascherata dal rispetto delle opinioni altrui, oppure possiamo abbracciare la bellezza e la complessità della maternità, accettando e celebrando le sue molteplici forme di espressione, come ha fatto Vera Omodeo.

Speriamo che Milano, e tutte le città del mondo, scelgano la via della tolleranza, dell’apertura e della libertà artistica, affinché la maternità possa essere celebrata e rispettata in tutto il suo splendore. Questo divieto non solo nega la bellezza e la naturalità della maternità, ma alimenta anche una cultura di vergogna e tabù intorno ad essa. Forse, sulla commissione e sul loro verdetto sarebbe meglio calare “un pietoso sipario della carità”, come direbbe Mark Twain.”

Come non condividere tale speranza? E’ il mio e nostro augurio…

Don Massimo