Magüt: muratore

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Fu proprio durante la costruzione del Duono di Milano (1386) che nacque il termine, tanto popolare, di “magüt” per indicare il muratore.

È noto, infatti, che l’immane opera della Fabbrica del Duomo esigeva maestranze a non finire: scalpellini, carpentieri, muratori. Naturalmente non si poteva, come oggi, fare delle inserzioni sui giornali, ma si passava parola. Ed ecco arrivare valanghe di lavoratori da ogni dove.

Così il monsignore preposto alle assunzioni iniziava a scrivere sul libro mastro: “Tomasus d’Arcisate Magister carpentarius; Matteus Bossi, Magister carpentarius; Antonius da Tradate, Magister carpentarius…”.

Poi, si sa, le abbreviazioni sono un tipico fenomeno del dinamismo milanese e così il monsignore scrive, elencando gli altri magister: “Valerius Colombo, mag-ut”, dove il mag sta per magister e ut per le nostre attuali virgolette (“) o, come si dice in latino, ut supra , cioè come sopra.

Nasce così il mag-ut , poi nell’uso comune, diventa: magüt.

E non è piccola gloria l’essere nato con la nascita del Duomo di Milano. Il muratore che sa fare bene il suo mestiere è apprezzato e ricercato: per questo il termine “magüt” non significa uno dei tanti che lavora in un cantiere edile, ma uno che si distingue per le sue capacità di mente, di fantasia, di precisione, di mano e anche di cuore, cioè: un “magister”.

Nelle prossime puntate vi racconterò la storia di un magüt straordinario, direttamente interessato alla nostra cittadina di Cassina de’ Pecchi, per aver costruito, attraverso la Cooperativa “La Famiglia”, il villaggio chiamato allora “Villaggio Famiglia”.

A cura di Monsignor Bruno Magnani