Pasqua: un Pranzo Speciale

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Natale con i tuoi, Pasqua con chi vuoi. Però, per noi preti la Pasqua è anticipata al Giovedì santo, quando Gesù istituisce l’Eucarestia e il Sacerdozio, che crea un forte legame di fraternità fra tutti i preti, in modo particolare fra quelli appartenenti ad un medesimo Decanato.

Ed è stato bello e significativo partecipare al pranzo offerto per tutti i preti del Decanato di Cernusco sul Naviglio in quella occasione del Giovedì Santo.

Non poteva mancare anche il pranzo del Sabato Santo, preparato dalle nostre Madri Canossiane, per tutti i preti della Comunità Pastorale di Maria Madre della Chiesa, impegnati in modo particolare per le S. Confessioni.

Che spettacolo! Una suggestiva tavolata multicolore per undici persone: cinque preti, quattro suore, la signora Carla, mamma di don Paolo, e Anna, la segretaria del Parroco: la famiglia parrocchiale ed ecclesiale riunita in “agape fraterna”.

Tutti c’eravamo, anche don Giuseppe di S. Agata, che ha accettato di partecipare, nonostante la sua salute malferma e la sua notevole difficoltà di camminare spostandosi da un luogo all’altro.

Il clima è molto sereno e cordiale.

Il pranzo volge alla fine e dico a don Giuseppe: “Domani è proprio il giorno di Pasqua; tu dove vai a pranzare?”. “Pranzo da solo!”: risposta scontata. Ma lo prendo in contro piede e insisto: “Senti: se mi inviti domani vengo a pranzare da te!”. Un sorriso, qualche battuta e poi silenzio.

Terminato il pranzo, ecco le lunghe ore del pomeriggio passate nel confessionale ad ascoltare i penitenti.

Dopo una piccola cena, squilla il telefono, è don Giuseppe, che con voce rauca e stentata mi dice: “Tu, oggi a pranzo, mi hai fatto la proposta di passare la Pasqua con me a pranzo. Se vuoi, vieni pure!”

Mi sorprende la sua decisione e gli chiedo se la cuoca era disponibile a preparare il pranzo per due persone.

“No! – mi risponde – una donna mi porta solo il primo piatto… poi io nel frigorifero ho due bistecche… le cuciniamo e pranziamo insieme”.

Rimango un po’ in imbarazzo, ma conoscendo l’amico e le sue difficoltà, valutando la situazione, decidiamo concordi di rimandare il pranzo per un’altra occasione.

Anch’io avevo deciso di passare il giorno di Pasqua da solo.

Pasqua con chi vuoi: da solo, nel silenzio, con un po’ di riposo.

Ma ho apprezzato molto il gesto di don Giuseppe, suggerito non dal desiderio di un pranzo “con i fiocchi”, come si suol dire, ma al cuore di un vero amico prete.

Dopo cinquantacinque anni, è la prima volta che faccio la Pasqua da solo.

Ma quel normale pranzo, il mio e quello di don Giuseppe, consumato da soli, ma uniti in spirito di amicizia e di fraternità, veramente l’ho vissuto come un pranzo speciale, benedetto da Cristo Risorto.

 

(A cura di Monsignor Bruno Magnani)