Domenica 13/12: "Il precursore" – LA VERA GRANDEZZA È DIVENTARE PICCOLI

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Il Battista è una figura misteriosa ed affascinante. È stato il Precursore di Cristo, duemila anni fa come, in un certo senso, ai nostri giorni, nei nostri cuori. Egli è, infatti, l’amico dello Sposo, la voce che fa sentire la Parola che c’introduce nel mistero della redenzione, che ci aiuta ad accogliere l’invito alla conversione, con umiltà e amore. Egli ci fa comprendere che l’uomo, ciascun uomo, di fronte al Signore Gesù si trova davanti al più grande mistero dell’esistenza: il Mistero dell’Uomo Dio!

L’uomo non può mettersi davanti a Gesù come se non fosse ciò che realmente è: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero! Solo quando l’uomo si mette in relazione di umiltà con il Signore, può ricevere la fede che illumina la mente e riscalda il cuore.

Il binomio verità-umiltà è inscindibile! Giovanni Battista è araldo di verità proprio perché è araldo di umiltà e viceversa. Le sue parole sono come un fuoco che vuole bruciare ogni residuo d’orgoglio depositato nel cuore dei suoi discepoli, che entrano in crisi davanti alla figura di Gesù, al suo successo apostolico, alla sua maniera veramente sorprendente di annunciare il Regno di Dio: un Messia che loro immaginavano diverso.

Il Vangelo ci parla di queste “crisi” dei discepoli del Battista, che forse si potrebbero chiamare “crisi d’umiltà”, perché toccano questa fondamentale disposizione dell’animo umano davanti al mistero di Dio che si rivela in Gesù. “Non sono io il Cristo, ma io sono stato mandato innanzi a lui. Chi possiede la sposa è lo sposo; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia gioia è compiuta. Egli deve crescere e io invece diminuire. Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla della terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti” (Gv 3, 26-31).

Queste parole sono tra le più forti e commoventi testimonianze sulla reale identità di Cristo, sulla sua inestimabile grandezza contrapposta alla nostra piccolezza.

Il fatto che tale monito sia stato rivolto dal Battista proprio ai suoi discepoli, che erano stati preparati ad accogliere il Messia, ci fa intuire quanto sia insidiosa la tentazione di entrare in “crisi d’umiltà”: il non voler riconoscere che “tutto è grazia”, che i doni di Dio non ci appartengono, che “nessuno può prendersi qualcosa se non gli è stato dato dal cielo”.

Giovanni Battista sapeva bene che il peccato delle origini era stato quello di insuperbirsi, di appropriarsi dei doni di Dio prescindendo dalla loro origine e identità di doni, a partire dalla libertà! E’ sempre pronta ad affiorare, dal nostro animo, quella tentazione delle origini. Quanto è salutare allora ripetersi, di tanto in tanto, “tu solo Signore sei tutto!”.

 “Lui deve crescere ed io diminuire”.

Per far posto al Tutto che è Lui, noi che siamo nulla dobbiamo metterci da parte. Questa è la straordinaria dinamica della conversione annunciata dal Battista e ripresa da Gesù: perdere se stessi per trovare Dio, farsi più piccoli per diventare grandi, essere ultimi per diventare primi nel Regno dei Cieli!

(mons. Luciano Alimandi)