LA BREZZA DEL SILENZIO SU UN’ESTATE LIBERA DAI RUMORI

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Alcuni sono già partiti per le vacanze, altri lo faranno fra non molto, tutti accomunati da un identico desiderio (che coinvolge anche quanti non possono permettersi di lasciare anche solo per qualche giorno casa propria): riposarsi e rinnovare le energie dopo un anno di lavoro.

Nuove mete e destinazioni già collaudate sono oggetto di riflessione, e quando la scelta è fatta – che sia vacanza low cost o più dispendiosa – non è detto che il risultato sperato venga necessariamente raggiunto. Perché la pausa estiva, alla quale il gran caldo di questi giorni ci sta introducendo, donerà realmente ristoro al corpo e all’anima solo se sarà anche tempo di silenzio. Siamo purtroppo tutti ammalati di rumore. Come i tossicodipendenti, gli alcolisti, i fumatori incalliti.

Sembra che la società viva una sorta di dipendenza dal rumore, che anche in vacanza finisce per seguirci se non si compie una coraggiosa azione disintossicante attraverso quello “spazio sacro” che consente all’uomo di guardare alla verità di se stesso. 

Un tempo il silenzio avvolgeva le abitazioni, le strade, le sere in famiglia.

E quando l’uomo era carico di silenzio gli nasceva nel cuore il bisogno di “romperlo” per incontrare l’altro nel dialogo, o per stare a tu per tu con Dio nella preghiera. Tutto nasceva dal silenzio, momento fondamentale nel quale l’uomo si rigenerava.

Il libro della Genesi presenta una Parola di Dio che proprio “rompendo” il silenzio crea, dando origine al creato e all’umanità che nel silenzio hanno la loro sorgente.

Paolo VI diceva che «noi uomini moderni siamo troppo estroversi, viviamo fuori dalla nostra casa e abbiamo persino perduto la chiave per potervi rientrare».

Nell’esperienza del profeta Elia, in un delicato momento di crisi in cui sente paura al punto da desiderare la morte (1Re 19,3), l’uomo di Dio trova la forza di ritornare alla sua missione solo dopo la sosta sul monte Oreb. Né il segno del vento impetuoso che spaccava le rocce, né quello del terremoto o del fuoco furono l’occasione per ritrovarsi, per riprendere il cammino con il popolo dal quale si era allontanato e per incontrare una volta ancora Dio del quale sentiva di non voler più essere annunciatore. Invece no. Come recita letteralmente il testo ebraico: “fu un soffio leggero di silenzio” che gli ridonò l’occasione per superare la fatica e il buio in cui versava.

In questi giorni, al termine di mesi fattisi talora anche burrascosi, abbiamo forse un po’ più bisogno tutti di fare silenzio e di ritrovarci per capire il senso profondo della nostra identità di persone, di cristiani, di popolo di Dio.

In un tempo fracassone in cui le immagini e i messaggi che ci arrivano dalla televisione, dai giornali, da internet o dai cellulari sono spesso vuoti di senso, l’uomo rischia di lasciarsi fagocitare da uno smarrimento che lo porta fuori da sé, senza più vita interiore, uno scopo definito, e senza un significato. Avvolti dal continuo rumore, rischiamo di finire in balìa di ogni genere di pensieri effimeri, indifesi rispetto a ciò che ci insidia dall’esterno e dal di dentro, smarrendo così la nostra identità, e razzolando ancora nel pollaio della banalità.

Non preoccupiamoci allora solo del confort dell’albergo che ci ospiterà, del panorama o del programma culturale: la nostra attenzione dovrà volgersi anche al silenzio che potremo apprezzare solo rallentando i ritmi consueti e guardando con attenzione al percorso di vita che stiamo tracciando.

Lasciamo che “il soffio leggero del silenzio” possa raggiungere anche noi ovunque saremo, perché il luogo delle vacanze possa diventare il nostro Oreb.

Torneremo a rendere la testimonianza di figli di Dio e di Chiesa, che nel silenzio e nella preghiera si purifica per comunicare con forza ancora maggiore l’annuncio di salvezza.

(Salvatore Giuliano)