Parte con questo numero la pubbicazione sul sito delle info che settimanalmente da circa due anni il Gruppo Missionario della Comunità Pastorale sta producendo. L’intento è di arrivare a una pubblicazione costante e al recupero dell’archivio.
Da AsiaNews, 20 ottobre 2010
Studenti tibetani in piazza contro l’abolizione della loro lingua a scuola
di Nirmala Carvalho
In modo progressivo, Pechino introduce il cinese come madre lingua nelle scuole tibetane. La lingua tibetana è sempre più emarginata come pure lo sono i tibetani sul lavoro. Attivisti: è un lento inesorabile genocidio culturale.
Dharamsala – Tra 7 e 9mila studenti tibetani sono scesi in piazza ieri mattina alle 7, nella città di Rongwo, (…) per protestare contro l’abolizione della lingua tibetana nell’insegnamento e nei loro testi scolastici, sostituita dal cinese. (…)
Gli studenti sono andati di scuola in scuola a Rebkong, raccogliendo sempre più manifestanti, cantando slogan e mostrando striscioni con scritto “Eguaglianza tra le nazionalità” e “Espandi l’uso della lingua tibetana”.
Si sono uniti alla protesta i monaci del vicino monastero di Rebkong Rongpo.
I manifestanti sono andati davanti al palazzo del governi di Rebkong, dove hanno protestato fino alle ore 14 circa. La polizia ha osservato senza intervenire.
La protesta è esplosa dopo che le autorità hanno deciso che nella zona il linguaggio delle lezioni e i libri di testo devono essere in cinese, a parte ovviamente le lezioni di lingue. Simili riforme sono state già applicate in altre zone tibetane, comprese le scuole elementari, e la lingua tibetana viene emarginata in modo sistematico e progressivo.
Un insegnate di scuola media a Rebkong dice che “queste riforme mi ricordano la Rivoluzione Culturale. Questa riforma non solo minaccia la nostra lingua-madre, ma viola la Costituzione cinese che riconosce tutela ai nostri diritti [come minoranza]. Per i tibetani, non si applica la Costituzione cinese”.
Inoltre la riforma significa licenziamento e disoccupazione per molti insegnanti tibetani, sostituiti da altri di lingua cinese.
Urgen Tenzin, direttore esecutivo del Centro tibetano per i diritti umani e la democrazia, spiega ad AsiaNews che “la Cina ha 55 minoranze etniche, tra cui i tibetani. Non tutte le minoranze sono minacciate allo stesso modo, c’è una rigida discriminazione per il linguaggio. Di recente gli studenti hanno domandato libertà per il linguaggio e la letteratura, ma la Cina ha aumentato gli arresti arbitrari e la carcerazione di intellettuali tibetani. La discriminazione parte dall’insegnamento e porta a gravi conseguenze nella scelta dei lavoratori, con diffusa disoccupazione [per chi parla tibetano]. L’uso della lingua cinese nelle scuole elementari già è una barriera per molti bambini tibetani, specie per le bambine delle zone rurali. In Tibet solo il 17% dei bambini frequenta scuole che insegnano in tibetano (…).”
Anno II, n. 26