Oggi il mondo ricerca la novità.
La novità incuriosisce, attrae, muove il pensiero, il desiderio, la volontà; vuole essere posseduta, gustata; vuole essere sempre la prima; la più bella, la più ricercata…tutti la cercano.
Quando ero giovane anch’io cercavo la novità e mi piaceva. Ora che sono vecchio e un po’ più saggio, la novità mi fa più cauto, attento e riflessivo e qualche volta mi infastidisce.
Prova anche tu a riflettere.
Le cose che si ripetono si logorano e le cose che si logorano annoiano. La novità non è altro che l’effetto di un impatto; a mano a mano che le situazioni si ripetono, perdono capacità di impatto. Nello stesso tempo scompare la capacità di stupire, che è la capacità di percepire ogni cosa come nuova.
Quando muore la capacità di stupire compare la monotonia, che è la madre e figlia dell’abitudine, la quale a sua volta genera l’apatia e la morte.
A neutralizzare la monotonia è l’impulso della varietà.
La varietà viene dal di fuori, la vivificazione dal di dentro.
La soluzione profonda è che la novità deve sorgere dal di dentro.
Un paesaggio meraviglioso, contemplato da uno spettatore triste, sarà sempre un triste paesaggio. Per un melanconico una splendida primavera è uno smorto autunno.
L’importante è la capacità di stupore, una capacità che veste la vita, le situazioni ripetute e che dà un nome nuovo ad ogni cosa.
È l’inesauribile ri-creazione.
È un cuore pieno di Dio che rende bello ciò che sta intorno a noi e ciò che sta dentro di noi.
S. Agostino: “Spogliatevi di quanto in voi è vecchio: avete conosciuto il cantico nuovo. Il cantico nuovo non compete a uomini vecchi, lo comprendono solo gli uomini nuovi, rinnovati dalla vecchiaia per mezzo della grazia, che già appartengono al Nuovo Testamento, che è il Regno dei cieli”. Mons. Bruno Magnani