S. GIUSEPPE NEL PRESEPE

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Quante persone, piccole e grandi, in questi giorni natalizi si sono fermati davanti al presepio a contemplare e pregare quel Bimbo Gesù nato a Betlemme; l’ho fatto anch’io per tanti anni. Quest’anno però il mio sguardo e la mia attenzione si sono fermati anche su un personaggio importante ma dimenticato e mi sono chiesto: “Quanti si saranno ricordati di pregare anche S. Giuseppe presente sempre nel presepe insieme alla Madonna, a Gesù Bambino, al bue e all’asinello, ai pastori con le pecorelle, ai re magi sopra i dromedari, alle luci che si alternano per lasciare spazio al giorno solare, al meriggio rovente, al calore della notte, alla cometa che dopo lungo viaggio si ferma su quella grotta?

Io l’ho fatto recitando e meditando una preghiera di un prete, don Nando Moglia, che non conosco ma che ringrazio per averla scritta.

“S. Giuseppe, nei presepi sei sempre in piedi e neppure appoggiato al tuo bastone di viaggio. Si parla dell’asino e del bue, ma poco di te.

Sei un paravento per la fragilità umana, esisti all’ombra della dimenticanza e paghi il peso della quotidianità.

In balia del dubbio, nella incertezza della precarietà, nella desolazione dell’esilio, mantieni la fede nel silenzio di Dio; poi scompari dalla scena del tempo.

Hai misurato, segato, scalpellato, levigato: ciò che tu hai fatto al legno, il Signore lo ha fatto a te. L’hai lasciato fare ed hai collaborato fidandoti di Lui, specialmente quando le sicurezze umane ti franano sotto i piedi.

Incapaci e indegni di contemplate la tua santità, noi rifiutiamo lo scalpello del Signore che ci vuole liberare dal sovrappiù e fare di noi il suo capolavoro. Lo consideriamo un intruso della nostra vita, un guastafeste, che qualche volta salutiamo per convenienza, ma che preferiremmo non incontrare.

Così diventiamo vittime del tarlo: legno da bruciare.

Ti preghiamo: rinverdisci il nostro coraggio! Cadranno trucioli, ma si delineerà in noi il Mistero per cui il Verbo si è fatto carne”.

 A cura di Mons. Bruno Magnani