Domenica 15 aprile: TOMMASO, come ognuno di noi

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Parlare di Tommaso è un po’ parlare della propria storia, del cammino di ogni cristiano, pieno di oscillazioni, di entusiasmi e di dubbi, di adesioni al Signore e di prese di distanza.

Così lo presenta Giovanni nel suo Vangelo: disponibile a dare la vita, dubbioso, defilato e capace di un’altissima professione di fede.

Gesù, per sfuggire ai capi dei giudei che cercavano di catturarlo, si era rifugiato al di là del Giordano dove è raggiunto dalla notizia che l’amico Lazzaro è malato. Dopo due giorni, quando Gesù decide di andare in Giudea dall’amico, i discepoli, che hanno paura, tentano di dissuaderlo. Tommaso, invece, mostra la sua disponibilità a morire con Gesù, esortando anche gli altri a fare altrettanto: «Andiamo anche noi a morire con Lui».

Così egli afferma generosamente la sua fedeltà a Gesù fino a condividere la morte.

Lo si ritrova nei discorsi d’addio, quando chiede a Gesù spiegazioni circa le sue parole: «Quando sarò andato e vi avrò pre­parato un posto, verrò di nuovo e vi prenderò con me, perché dove sono io siate anche voi. E del luo­go dove io vado, conoscete la via».Tommaso re­plica: «Signore, non sappiamo dove vai; come pos­siamo conoscere la via?». Qui Tommaso ha perso la sicurezza che lo portava a scegliere la sorte di Gesù; sembra che non conosca né la via, né la mè­ta verso cui Gesù è diretto.

Ora egli è attraversato dal dubbio su che cosa voglia dire seguire il Si­gnore.

Si dice ancora di lui: «Tommaso, uno dei Do­dici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù». Non era con tutti gli altri che, in seguito al­l’annuncio di risurrezone fatto dalla Maddalena, si erano ritrovati insieme.

È come se egli si fosse un po’ defilato, co­me se l’esperienza fatta con Gesù non fosse più co­sì in primo piano nella sua vita.

Gli dicevano gli al­tri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!», ma egli non si lascia­va convincere.

Certo, di fronte alla vittoria sulla morte è diffici­le non essere scettici. Tommaso sa che ci sarà la re­surrezione escatologica dai morti, ma che già ades­so ciò fosse avvenuto era difficile ammetterlo. Egli vuoi vedere l’identità tra chi è stato crocifisso e il risorto: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chio­di e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Il rifiuto è netto; se non si verificano le con­dizioni che egli ha deciso, egli non crederà.

Tommaso era uno dei dodici, non un discepolo qualunque.

Eppure, anch’egli è attraversato dal dubbio, dalla fatica di cre­dere.

La morte di Gesù è stata una realtà scandalosa; dicendo che è risorto, non si vuole forse coltivare l’illusione che tutto non è davvero finito? Non si vuole forse pensare di non aver buttato via la propria vita, coltivando sogni che a suo tempo avevano infiammato il cuore? Uno, in fondo, ha il diritto di chiedere delle prove.

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!».

Gesù riappare e questa volta c’è anche Tommaso. Dà la pace a tutti e si rivolge a Tommaso ripetendogli le stesse parole che egli aveva usato per dettare le sue condizioni. Egli comanda; vi sono cinque verbi all’imperativo nelle parole di Gesù. Gli risponde Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!».

Tommaso riconosce il Signore perché si sente riconosciuto da lui e perché viene colpito dalla potenza conoscitiva della sua parola, prima ancora di vedere sul suo corpo i segni dell’amore per lui.

A questo punto non è più necessario toccare, né domandarsi quali sono le condizioni per credere. «Gesù gli disse: “Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!“».

È uno sguardo, questo, sul tempo della Chiesa, un messaggio per noi che con abbiamo potuto vedere, ma che abbiamo accolto la testimonianza di coloro che hanno veduto.

Noi abbiamo accesso alla memoria storica di Gesù attraverso il Vangelo scritto, la predicazione della comunità, la tradizione; su di essa poggia la nostra ineliminabile esperienza e il nostro personale incontro con Gesù. E per questa fede siamo beati e di questa fede, come Tommaso, siamo chiamati anche noi a dare testimonianza.

(M.A. Cargnel)