“Un Curato e una Canonica” (4° puntata)

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Nel frattempo divenne prevosto di Gorgonzola il signor don Giuseppe Nicolini, amico e condiscepolo di don Carlo, che avendo guadagnato il cuore del signor duca, lo condusse, insieme al canonico Dossi, a Camporicco a trovare il curato.
L’Oggioni gli fece vedere il paese, la chiesa, gli adattamenti che si dovevano fare alla casa parrocchiale, mentre il prevosto, facendo finta di non sapere niente, disse che forse sarebbe meglio e più adatto per il parroco e per il popolo, il luogo della Cassina dè Pecchi per farci la parrocchia e dello stesso parere fu il canonico Dossi.

Il curato rispose che se credevano di poter indurre il signor duca ad intervenire, quello era il momento opportuno per farlo. Così avvenne.

Alla mattina seguente il parroco andò dal signor duca, che gli disse: “Ebbene, vuole la parrocchia a Camporicco o a Cassina dè Pecchi?”. “Dove piace a Vostra eccellenza” rispose il parroco, ma senza mai decidersi.

Così presero due buschette per tirar a sorte: se sortirà la più lunga, la parrocchia sarà alla Cassina dè Pecchi, se la più corta rimarrà a Camporicco.

Fu incaricato a tirare a sorte il signor don Francesco Gasparotto di Gorgonzola e sortì la più lunga.

Ecco deciso, la parrocchia alla Cassina dè Pecchi”.

La chiesetta di Via Roma

I conti Pecchio, dopo aver edificato l’oratorio (chiesetta) per il villaggio di Cassina dè Pecchi intorno agli anni 1577-78, nel 1600 lo diedero in proprietà ai monaci Celestini di Milano, che vi tenevano un piccolo monastero in località di Casale-Casalino, con servizio di santa messa festiva a comodo di quella popolazione. Ora, “…siccome quell’oratorio era indipendente dall’Arcivescovo (essendo quei monaci esenti), i parroci di Cernusco prima e poi quelli di Camporicco, nessun diritto avevano su di esso; così i detti monaci facevano tutte quelle funzioni solite a farsi da loro, a pregiudizio della chiesa parrocchiale e delle anime di quelli abitanti, i quali perciò furono sempre insolenti e ricalcitranti con i parroci di Camporicco, istigati e sostenuti dai medesimi monaci, che sempre si sono dimostrati nemici giurati dei diritti parrocchiali e del buon ordine”. Il Papa Pio VI, tra il 1776 e il 1789 li soppresse in Francia. Nel Regno di Napoli i Celestini in gran parte furono privati delle rendite nel 1798 e soppressi dal governo nel 1807; nel regno d’Italia furono soppressi da Napoleone e da allora non si riebbero più. Nel frattempo l’oratorio (chiesetta) della discordia era passoto di proprietà ai nobili Villata di Willatbrueg, cavalieri dell’impero d’Austria (vd. “Le radici di una comunità” da pag. 39 a pag. 42).

Dopo pranzo, sentito che si trovava alla detta Cassina de’ Pecchi il signor dottor Guido Villata, padrone dell’oratorio (chiesetta), che già aveva fatto disporre, il Duca volle venire con me per concertare la translocazione e fu deciso che frattanto si sarebbero fatti spedire gli atti necessari per la perpetuità; che si dovevano fare subito le riparazioni dietro la casa parrocchiale e soprattutto fosse tolto il pericolo che il cadente campanile cadesse sopra la chiesa; infine, col permesso del Villata e dei padri superiori si potesse esercitare in detto oratorio (Chiesetta) tutte le funzioni parrocchiali e l’amministrazione dei sacramenti, iniziando dal 22 settembre 1794.

Questa decisione fu un colpo mortale per quelli di Camporicco e ancor di più perché il signor conte voleva chiudere la chiesa (di Camporicco); ma essi si dimostrarono sottomessi e contenti, sapendo che quella era la volontà del padrone.

(Continua)

A cura di Mons. Bruno Magnani