Il sacerdote aiuta l’uomo a incontrare Dio

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Il sacerdozio è una vocazione particolare: «Nessuno può attribuirsi questo onore, se non chi è chiamato da Dio» (Eb 5, 4).

La Lettera agli Ebrei richiama il sacerdozio dell’Antico Testamento, per introdurre alla comprensione del mistero di Cristo Sacerdote: «Cristo non si attribuì la gloria di sommo sacerdote, ma gliela conferì colui che gli disse: Tu sei sacerdote per sempre, alla maniera di Melchisedek».

Cristo è costituito sacerdote della Nuova Alleanza secondo l’ordine di Melchisedek : anch’egli viene, dunque, chiamato al sacerdozio. È il Padre a «chiamare» il proprio Figlio perché «entri nel mondo», si faccia uomo e diventi «sacerdote per sempre», l’unico sacerdote della nuova ed eterna Alleanza.

Nella vocazione del Figlio al sacerdozio si esprime la profondità del mistero trinitario. Soltanto il Figlio, infatti, il Verbo del Padre, nel quale e per mezzo del quale tutto è stato creato, può offrire incessantemente in dono al Padre la creazione, confermando che quanto è creato proviene dal Padre e deve diventare un’offerta di lode al Creatore.

Nella Lumen gentium il Concilio insegna che tutti i battezzati partecipano del sacerdozio di Cristo; allo stesso tempo, però, distingue chiaramente tra il sacerdozio del popolo di Dio, comune a tutti i fedeli, e il sacerdozio ministeriale.

Il sacerdozio ministeriale è a servizio del sacerdozio comune dei fedeli.

Il sacerdote, infatti, quando celebra l’Eucaristia e amministra i sacramenti, rende consapevoli i fedeli della loro partecipazione peculiare al sacerdozio di Cristo.

Chiamando gli Apostoli, Cristo diceva ad ognuno: «Seguimi!».

Da duemila anni Egli continua a rivolgere lo stesso invito a molti uomini.

Fu durante l’evento pasquale che Cristo rivelò agli Apostoli che la loro vocazione era quella di diventare sacerdoti come Lui e in Lui.

Ciò avvenne nel Cenacolo alla vigilia della morte in croce: Egli prese il pane e poi il calice del vino, pronunciando su di essi le parole della consacrazione.

Il pane e il vino diventarono il suo Corpo e il suo Sangue, offerti in sacrificio per l’intera umanità. Gesù concluse questo gesto ingiungendo agli Apostoli: «Fate questo… in memoria di me». Con queste parole affidò loro il proprio sacrificio e lo trasmise, attraverso le loro mani, alla Chiesa per tutti i tempi.

Affidando agli Apostoli il Memoriale del suo sacrificio, Cristo li rese partecipi anche del suo sacerdozio. Esiste, infatti, uno stretto ed indissolubile legame tra l’offerta e il sacerdote: colui che offre il sacrificio di Cristo deve avere parte al sacerdozio di Cristo.

Il sacerdote ha davanti a sé l’umanità quando celebra i misteri divini: dal neonato nel Battesimo ai ragazzi nella catechesi; i giovani che scelgono la loro strada, la propria vocazione, e s’avviano a formare nuove famiglie oppure a consacrarsi per il Regno di Dio. Il sacerdote diventa partecipe di tante scelte di vita, di sofferenze e gioie, di delusioni e speranze. In ogni situazione, suo compito è mostrare Dio all’uomo come il fine ultimo della sua vicenda personale.

Il sacerdote diventa colui al quale le persone confidano le cose più care e i loro segreti, a volte assai dolorosi. Diventa l’atteso dagli infermi, dagli anziani e dai moribondi, consapevoli che soltanto lui, partecipe del sacerdozio di Cristo, può aiutarli nell’ultimo passaggio, che deve condurli a Dio.

Il sacerdote, testimone di Cristo, è dunque messaggero della vocazione suprema dell’uomo alla vita eterna in Dio.

(Giovanni Paolo II)

 

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Gli anniversari dei nostri sacerdoti:

 

– Mons. Bruno Magnani             (7 giugno 1952)

– don Stefano Balossi             (9 giugno 2012)

– don Paolo Mandelli             (12 giugno 1999)

– don Graziano Rudello             (28 giugno 1973)

– don Silvio Biassoni             (28 giugno 1968)