“Cristo non può essere diviso!” (1 Cor 1, 1-17)
“Cristo non può essere diviso!”: è questa la forte affermazione dell’Apostolo Paolo che viene posta alla nostra riflessione per la preghiera comune di quest’anno.
E’ un ammonimento che riceviamo, comprendendolo innanzitutto nel contesto in cui l’apostolo lo pronuncia: quello di una comunità che ha bisogno di ritrovare l’essenziale della propria fede.
Tutto l’epistolario ai Corinzi ne è una testimoinianza: a chi ricerca i carismi più eclatanti, Paolo ricorda che l’amore è la via della perfezione (1Cor 13); a chi si crede forte nella fede, Paolo proclama un Signore che è forte nella debolezza (2Cor 12); alla ricerca della saggezza umana, contrappone la pazzia di Dio (1Cor 1). A chi vuole raggiungere le più alte vette della spiritualità, Paolo ricorda che lo Spirito del Signore agisce con potenza laddove un qualsiasi credente afferma con le parole ed i fatti che Gesù è il Signore (1Cor 12).
Questo è l’essenziale della fede, il suo cuore profondo dove tutti i cristiani possono trovare la loro unica fonte: è Cristo stesso che è stato crocifisso per noi e nel nome del quale veniamo battezzati.
A Corinto la chiesa era dilaniata da gruppi contrapposti. C’era chi dichiarava: “Io sono di Paolo”, un altro “Io sono di Pietro” e ancora “Io sono di Cristo“… In questa sequenza l’ultima è quella che più ci interpella: utilizzare Cristo per sancire le nostre divisioni.
Questo si è spesso verificato nella storia del cristianesimo, laddove la ricerca della fedeltà al vangelo di Cristo, per le varie tradizioni cristiane, invece di creare un patrimonio comune, ha suscitato conflitti e scomuniche.
Divisi nel nome di Cristo: questo è il paradosso e lo scandalo della nostra vita cristiana.
Il nostro impegno è di mettere in discussione questa logica. Sentiamo quindi fortemente nostro uno dei cinque imperativi ecumenici enunciati nel documento congiunto cattolico-luterano “Dal conflitto alla comunione”: «abbiamo bisogno dell’esperienza, dell’incoraggiamento e della critica reciproca» per giungere ad una conoscenza più profonda di Cristo.
Cristo, infatti, non viene più a farsi crocifiggere: è venuto, una volta per tutte, per la nostra salvezza, ma tocca a noi ora prendere il posto di Cristo sulla croce e, crocifiggendo le nostre passioni e la nostra mentalità mondana, sacrificarci per realizzare la volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola“ (Gv 17,21).