In ricordo di don Bruno

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Come primo Editoriale del nuovo anno, pubblico volentieri uno scritto che mi ha gentilmente donato don Antonio Riva (sacerdote nativo della nostra Comunità) incontrato durante le feste di Natale. E’ un modo bello (e lo ringrazio a nome di tutti) per “ricordare” don Bruno che ci ha lasciati lo scorso anno. Colgo l’occasione per comunicare alla Comunità che presto inizieranno i lavori nella Cappella del Cimitero di Camporicco per poter poi accogliere, durante una celebrazione particolare, i nostri due amati parroci: don Ambrogio Verderio e mons. Bruno Magnani.

Qualcuno mi ha chiesto che vorrebbe contribuire alla spesa di questi lavori. Chi volesse farlo potrà rivolgersi direttamente a me o lasciare un’offerta nell’apposita cassetta in fondo alla Chiesa.

Grazie! A nome della Diaconia, un Anno del Signore, ricco di Grazie e Pace ad ognuno di voi.

Don Massimo


DON BRUNO_IMMAGINETTA_FRONTE

Quando nel 1970 don Bruno è arrivato a Cassina de’ Pecchi come parroco, io ero un seminarista da pochi mesi (dall’ottobre 1969) e quindi si può dire che la mia preparazione al sacerdozio ha coinciso con i primi anni del suo ministero tra noi. Mi ricordo la sua cura verso di me, sempre discreta ma puntuale, sia nel partecipare in seminario all’incontro coi superiori, sia nel consigliarmi durante le vacanze che trascorrevo a Cassina, dando una mano in oratorio. Don Bruno non era precipitoso nel parlare, e spesso gli occorreva parecchio tempo per esplicitare il suo pensiero. Mi ricordo tante sere passate con lui, d’estate, a sistemare libri, a studiare antichi documenti: era l’occasione per confrontarci su mille argomenti, sempre con molta calma. Alla fine – in mezzo al caldo afoso – non mancava mai un ghiacciolo. Lui lo consigliava in un bicchiere pieno d’acqua, che così diventava fresca e gustosa. A volte mi faceva confidenze sulle difficoltà che incontrava (e non erano poche!), ma notavo una certa ritrosia a parlare di sé e di altri: trovava sempre un lato positivo nelle cose e nelle persone. E sempre si affidava alla Provvidenza del buon Dio.

Mi colpiva la sua umiltà. Spesso mi chiedeva un parere su questioni pastorali, motivando così la richiesta: Tu sei più aggiornato di me, perché sei fresco di studi. E quando mi preparava la lettera da inviare come resoconto ai superiori, al termine dell’estate, voleva che decidessimo insieme le parole da scrivere; capivo che aveva stima di me e voleva il mio parere prima di scrivere un suo giudizio.

Ricordo la sua letizia in occasione della consacrazione della Chiesa Ausiliatrice e la gioia per la mia ordinazione diaconale e presbiterale. Da persona schiva e gentile, non si lasciava mai prendere da troppo entusiasmo esteriore, ma si capiva benissimo che dentro era raggiante.

Quando arrivavo in chiesa per la Messa mattutina feriale, lui era già là, in ginocchio sulla prima panca vicino alla sacrestia, a pregare il breviario. Ho provato ad arrivare un po’ prima, ma lui era sempre là, perché il suo colloquio col Signore cominciava presto al mattino.

Dopo la mia consacrazione sacerdotale (16 giugno 1979) ci siamo visti sempre meno, perché ormai ero impegnato dapprima negli oratori di San Gregorio Magno a Milano e di San Pietro all’Olmo, e poi come parroco a Pontenuovo di Magenta. Tuttavia quelle rare volte che ci si vedeva, era molto interessato ai miei racconti e discretamente dava qualche suggerimento. Lo vidi felice a Pontenuovo, quando lo invitai per benedire la nuova statua di San Giuseppe lavoratore: era diventato monsignore da poco! E mi disse che San Giuseppe credeva proprio tanto nella Provvidenza di Dio. E anche don Bruno era così.

Varie volte abbiamo trascorso un giorno di agosto insieme, anche con mio papà e mio fratello, avendo come meta un santuario e relativo pranzo in trattoria. Era un’occasione simpatica per rivederci nella semplicità e nell’amicizia. Ha gradito molto quando l’ho portato ad Anzino di Bannio, sui monti di Macugnaga, dove lui da prete dell’oratorio di Vanzaghello portava i suoi ragazzi; anch’io poi per vari anni portai là i miei ragazzi d’estate. Sentirlo parlare di Anzino, e delle avventure estive coi suoi oratoriani, era sempre uno spettacolo. Don Bruno era un uomo dai molti ricordi, e quando riaffioravano alla sua memoria li gustava e te li faceva gustare.

In questi ultimi anni, quando salivo a trovarlo ormai debole e vecchio, restavo sempre stupito della sua voglia di fare la volontà di Dio. Una volta mi fece vedere un foglietto, sul quale aveva scritto con meticolosità il suo programma di vita per ogni giornata. Aveva quasi 90 anni eppure si preoccupava di avere un orario, un po’ come in seminario o in monastero. E si rammaricava perché la recita del Breviario era faticosa, poteva durare anche ore. Io accennai un consiglio: alla sua età non è obbligato a leggere tutto, basta qualche Salmo! Non rispose, certamente non si trovava d’accordo con me su quel punto… Era l’uomo del dovere, esigente con se stesso e misericordioso con tutti. Insomma io, come ogni prete, ho imparato molto dal mio vecchio parroco, senza troppi fronzoli, ma con schiettezza e tanta umanità. A lui devo molto del mio sacerdozio. Gli chiedo di proteggermi dal Paradiso”.

don Antonio Riva
cassinese doc