LA CHIESA LIBERA … o “antipatica”

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Leggiamo insieme la Lettera dell’Arcivescovo (Parte III)

Qui l’Arcivescovo inizia, richiamando l’enciclica di papa Francesco (Fratelli tutti), col ricordarci che: “L’umanità non può sopravvivere se non diventa una fraternità”.

E guardando al cammino della nostra Diocesi evidenzia un fatto: “dopo anni ricchi di invii e di partenze verso la Chiesa ad gentes, ci troviamo ora a vivere una situazione quasi rovesciata: stiamo sperimentando la gioia di accogliere un numero sempre maggiore di preti, consacrate e consacrati che giungono nelle nostre terre per aiutarci nel nostro impegno pastorale di annuncio della fede cristiana”.

E suggerisce di leggere questo “fatto” nella linea dei “segni dei tempi”.

Troviamo un termine che (mi) incuriosisce. L’Arcivescovo parla di Chiesa “antipatica”: cioè una Chiesa libera di vivere e annunciare il Vangelo della famiglia, il Vangelo della vita ed il Vangelo della vita eterna.

Permettetemi, a questo riguardo, di aprire e chiudere una breve parentesi sull’attualità. Pur nel rispetto di ogni pensiero, opinione e posizione (anche differente dai valori che mi guidano e mi appartengono) mi ha colpito la confidenza di un giovane che mi raccontava un certo “imbarazzo e fastidio”, nei mesi scorsi, nel vedere sullo stesso banchetto (forse a causa di spazio o di tempo) da un lato il legalizzare l’aborto, dall’altro lato l’abolire la caccia

degli animali. Proprio un “paradosso” della vita. E forse qui, il discepolo di Gesù, la Comunità, la Chiesa potrebbe apparire “antipatica”.

“Il Vangelo è infatti invito a conversione, è parola di promessa per chi ascolta, è contestazione di quanto tiene uomini e donne in schiavitù. Molti, a quanto pare, chiamano bene il male e male il bene e sono infastiditi dalla contestazione e dall’invito a trasgredire i decreti del faraone. Come Mosè fu contestato dai suoi fratelli, così i discepoli di Gesù sono contestati da coloro che chiamano intelligenza il conformismo, libertà il capriccio, benessere la sazietà, tranquillità l’asservimento”.

Trovo molto preziosi alcuni inviti che l’Arcivescovo ci rivolge in questa parte della sua lettera:

Agli adulti a essere testimoni di una verità semplice:

vale la pena di vivere e di dare la vita, vale la pena di diventare adulti e di assumersi delle responsabilità.

Ai giovani a pensare, porsi domande, accogliere la grazia della fede. Alla Scuola per educare le nuove generazioni alla vita come vocazione e per imparare l’esistenza in un orizzonte di senso.

Eh sì! La Chiesa è libera quando accoglie il dono del Figlio di Dio; è lui che ci fa liberi davvero; liberi dalla compiacenza verso il mondo, liberi dalla ricerca di consenso che ci rende inautentici; liberi di vivere il Vangelo in ogni circostanza della vita, anche avversa o difficile…

Non so se “questa” libertà ci renda antipatici. Senz’altro autentici! Non per nulla proprio il Vangelo di Giovanni si presta a farci fare una tra le più impegnative riflessioni sulla libertà: “Conoscerete la verità e la verità vi farà liberi” (Gv 8,32). Buon cammino e buona riflessione!

Don Massimo