Testimoni del Vangelo: un nuovo incontro

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Domenica 26 febbraio il nostro gruppo giovani di Cassina De ‘Pecchi ha avuto l’occasione di visitare il monastero di Milano delle monache Benedettine dell’Adorazione Perpetua del SS. Sacramento.

È stato un momento intenso e ricco di gioia per tutti. Ed è proprio stata la gioia il fulcro dell’argomento della serata.

La Madre Badessa Maristella ha aperto l’incontro ponendo una domanda “Quale parola vi viene in mente pensando alla Quaresima?” le risposte sono state molto variegate, alcune di queste sono state: il silenzio, canti tristi, purificazione, lavorare su se stessi.

Suor Maristella ha poi spiegato che la parola che S. Benedetto associava al periodo di Quaresima è la Gioia. Una parola che a molti di noi risulta essere quasi in contraddizione rispetto al deserto in cui la Quaresima ci conduce. Ma è proprio in quel deserto che nasce il desiderio di un contatto profondo con Dio, perché il Signore può parlare solo quando il nostro cuore si fa sgombro di pensieri e irrequietudini, non possiamo sentire la sua voce, il soffio leggero del suo Spirito, se dentro di noi c’è agitazione e confusione.

Nel libro del profeta Osea il Signore invita la sposa dicendo “Io la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore

È un invito al quale ognuno di noi può sentirsi chiamato e attratto; Il tempo del deserto diventa allora la possibilità di metterci in relazione prima di tutto con noi stessi, con le nostre paure, le ferite, le fragilità; questo ovviamente può spaventare, ma se portiamo dentro di noi la certezza che “Dio è proprio là, in quel luogo”, come riferisce Madre Maristella, allora il cammino diventa più leggero.

Suor Myriam, un’altra monaca Benedettina che era presente all’incontro, ha raccontato il suo cammino di trasformazione riguardo l’affrontare il tempo di Quaresima; dapprima vissuto con pesantezza poi accorgendosi che questo periodo coincideva con la stagione della primavera in cui i boccioli dei fiori iniziano a sbocciare. “Ho iniziato a cercare indizi di una natura che si sveglia passeggiando nel giardino”. Questo nuovo approccio le ha fatto riscoprire il senso vero della Quaresima, ovvero che la natura che germoglia è speranza di rinascita e resurrezione per tutti.

La gioia non si può pretendere ma si può solo ricevere, e possiamo riceverla nel momento in cui le nostre difese si abbandonano alla silenziosa presenza di un Dio che ci accompagna e ci sostiene, soprattutto nei momenti bui della vita. Ciò che personalmente mi ha colpito osservando e ascoltando le monache è stato proprio il loro sorriso, la serenità e il fuoco che le anima e le nutre. Questo incontro speciale mi ha fatto tornare alla mente una parte di una lettera che Padre Pio scriveva a una delle sue figlie spirituali dicendo queste parole di speranza “Non temere la tempesta che rugge intorno al tuo spirito, poiché a misura che l’inverno sarà più o meno rigido, la primavera sarà più o meno bella e ricca di fiori, ed il raccolto più abbondante”.

Letizia, una giovane della nostra comunità