Carissimo popolo di Dio, che vive a Cassina de’ Pecchi, questa domenica siamo invitati a dire grazie.
Grazie a don Massimo per il suo servizio sacerdotale nella comunità pastorale. Dire grazie l’abbiamo imparato da piccoli, e non era per niente scontato, spesso il papà o la mamma ce lo hanno insegnato: “Dì grazie!”. Un dire insegnato che crescendo diventa, dentro di noi, un bisogno di ricambiare almeno con le parole il bene ricevuto e di ricordare l’intensità dei rapporti che siamo riusciti a costruire con le persone. Dire grazie è memoria di esperienze vissute e desiderio di custodire nel cuore tali esperienze per diventare persone sempre più umane e docili. Dire grazie non è mai scontato, vi ricordate i dieci lebbrosi guariti da Gesù, solo uno è tornato per dire grazie e lodare Dio per il bene ricevuto e Gesù gli disse la tua fede ti ha salvato (Luca 17,11-19).
Quindi la fede passa anche dalla capacità umana del “grazie”. Alcuni anni fa papa Francesco commentava questo brano evangelico ponendosi queste domande: “Siamo capaci di dire grazie? Quante volte ci diciamo grazie in famiglia, in comunità, nella Chiesa? Quante volte diciamo grazie a chi ci aiuta, a chi ci è vicino, a chi ci accompagna nella vita? Spesso diamo tutto per scontato! E questo avviene anche con Dio. È facile andare dal Signore a chiedere qualcosa, ma tornare a ringraziarlo”.
Ricordo ancora con profonda gratitudine il saluto che la comunità di Villa Cortese mi rivolse prima di andare a Merate. Nel giorno della festa di saluto chiesero a tutti i bambini di fare un disegno o una scritta da donarmi e ricordo che un gruppo di ragazzi realizzarono una scritta insieme, scrivendo questa frase: “Semplicemente grazie”. Vi confesso che la semplicità dei bambini mi fece assaporare lo stile promettente del vangelo, del dono di sé disinteressato e gratuito, dello stupore e della gratitudine vera e concreta. Con quella semplice frase ho ricordato tutto il bene ricevuto in dieci anni dalla gente che ho incontrato. Un semplice grazie, ma detto chiaramente con il cuore.
Inoltre, ho scoperto che lo stile del grazie e del non dare niente per scontato aiuta la comunità a crescere e a diventare più accogliente, perché impariamo a riconoscere l’altro per quello che è e anche per quello che fa per gli altri. Come i bambini imparano molto di più facendo, allo stesso modo tutti possiamo crescere insieme impegnandoci a dire grazie, sapendo che anche un semplice grazie può accendere una comunità e renderla più fraterna.
don Luigi