Andare al cimitero per contagiarci di speranza

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Carissimo popolo di Dio che vive a Cassina de’ Pecchi,

il lutto è come un puntino nero sopra un foglio bianco. Se fissiamo lo sguardo e la mente solo ed unicamente sul puntino nero l’esperienza del lutto ci porterà alla disperazione, alla rassegnazione fredda della morte. Se invece da questo puntino nero allarghiamo lo sguardo e il cuore all’ampiezza del foglio, al candore del bianco, alle mille e mille possibilità di colori, ecco, questa è la speranza cristiana, è la promessa di Gesù: una vita dopo la morte. Diverse estati fa mi sono recato nel cimitero di Alessano (Le), nel profondo Salento a pochi Km da S. Maria di Leuca, presso la tomba di don Tonino Bello. Quale posto più tranquillo di un cimitero per raccogliersi e meditare? Evidentemente mi sbaglio, perché pur essendo un cimitero, con un sole che spacca le pietre, non resto da solo neanche un minuto. Per primi giungono dei signori anziani, sicuramente del luogo, che dopo aver fatto visita alla tomba dei parenti, sostano in preghiera accanto a me. Nel frattempo, giunge un gruppetto di turisti, con un sacerdote, che si raccolgono in un momento di preghiera. C’è chi ha lasciato un foulard, chi una pietra, chi un foglietto con le proprie intenzioni di preghiera, chi un tenero pupazzetto, una foto, un fiore, un santino. Sulla tomba spicca però un’immagine scolpita nella roccia, è il volto di don Tonino, il volto della bontà. Mi fa riflettere il fatto che la gente, anche dopo la sua scomparsa, continua ancora a ricordarlo e chiedere il suo aiuto, così come una volta i poveri e i derelitti andavano a bussare in episcopio per avere qualcosa con cui campare. Ma forse non erano sempre i poveri a richiedere, tante volte era lui stesso, nel cuore della notte, a fare il buon samaritano. Non ha avuto sempre vita facile il caro don Tonino, per questa sua “assurda” idea di pace, quella che non si ottiene con le armi, ma con la giustizia sociale, e le battaglie in cui alla fine era lasciato solo a combattere con i più deboli, le uniche battaglie che erano consentite. Ma non era un folle don Tonino, era forse più lungimirante di tutti noi, aveva la virtù della speranza. Conosceva la Scrittura, e bene, e non poteva credere un’utopia la profezia di Isaia: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme e un fanciullo li guiderà”. (Is 11,6) Aveva compreso che non è la moltiplicazione, ma è la divisione che sazierà il mondo. Quel dividere, quello spezzare il pane, che richiama il gesto eucaristico. Affermava poi che la divisione non doveva riguardare solo i poveri, ma anche chi aveva il “portafoglio gonfio” e il “cuore vuoto”. Ed ora che sono finalmente rimasto solo sulla sua tomba, faccio caso ai particolari di questo piccolo spazio a forma di anfiteatro creato attorno alla sua tomba. Innanzitutto, è stato costruito un piccolo muro con una porta simbolica, orientata proprio ad Est, a fianco della quale vi è iscritta la frase: “In piedi costruttori di Pace!”, ricordando il saluto con il quale don Tonino, si rivolse al convegno nazionale di Pax Christi, associazione da lui presieduta. Sempre attorno alla tomba c’è un albero di ulivo, simbolo della pace, che mi piace definire “l’albero dei Rosari”, visto che più che le olive, i frutti di quell’albero sembrano essere i Rosari, i Tau francescani, le medagliette miracolose, e altro, che le persone vi lasciano appese come segno simbolico, di devozione, o per chiedere intercessione, ma soprattutto per sperare.

don Luigi