Sete di giustizia

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Carissimo popolo di Dio che vive a Cassina de’ Pecchi,  

ci ricorda papa Francesco nell’enciclica “Laudato sì” al n° 160 “Che tipo di mondo desideriamo trasmettere a coloro che verranno dopo di noi, ai bambini che stanno crescendo?”

Da tante parti del mondo si alza il grido della giustizia, si cerca dignità per ogni essere umano, nel 1937 il teologo protestante Dietrich Bonhoeffer scriveva: “Sono tempi malvagi, quelli in cui il mondo tace l’ingiustizia, quelli in cui l’oppressione dei poveri e dei miseri provoca un forte grido rivolto al cielo che lascia indifferenti i giudici e i potenti; quando le comunità perseguitate e sofferenti chiedono aiuto al cielo e giustizia agli uomini e sulla terra non si leva nessuna voce per difendere i loro diritti. Sono figli di Dio quelli che subiscono questi soprusi, non dobbiamo dimenticarlo: sono uomini come voi, sentono dolore come voi, subiscono la violenza che proviene da voi; hanno gioie e speranze come voi, provano onore e vergogna come voi; sono peccatori come voi e come voi hanno bisogno della misericordia del Signore; sono vostri fratelli! Sono muti? No, non lo sono, possiamo sentire ovunque le loro voci, ma le loro parole sono spietate, parziali. Non puntano alla giustizia, ma alla considerazione della persona”.

Questo grido è rivolto al cielo perché Dio ama la giustizia più di ogni altra virtù come ci ricordava il cardinal Martini:”Secondo la Bibbia, la giustizia è più del diritto e della carità: è l’attributo fondamentale di Dio. Giustizia significa impegnarsi per chi è indifeso e salvare vite, lottare contro l’ingiustizia. Significa un impegno attivo e audace perché tutti possano convivere in pace. La giustizia deve vegliare affinché, così com’è formulato nelle leggi, consenta a tutti gli uomini un’esistenza dignitosa. Gesù ha dato la sua vita per la giustizia […] è ripugnante parlare di Dio e non essere fedeli alla sua caratteristica principale, la giustizia”.

E ancora papa Francesco nel libro intervista di Andrea Tornielli, “Il nome di Dio è Misericordia” ci testimonia vie concrete per realizzare nel quotidiano la giustizia: “Ho usato una croce pastorale di legno d’ulivo realizzata da un laboratorio di falegnameria che fa parte di un progetto d’inserimento di detenuti ed ex tossicodipendenti. So di alcune iniziative positive di lavoro all’interno delle carceri. La misericordia divina contagia l’umanità. Gesù era Dio ma era anche uomo, e nella sua persona troviamo anche la misericordia umana. Con la misericordia la giustizia è più giusta, realizza davvero sé stessa. Questo non significa essere di manica larga, nel senso di spalancare le porte delle carceri a chi si è macchiato di reati gravi. Significa che dobbiamo aiutare a non rimanere a terra coloro che sono caduti. È difficile metterlo in pratica, perché a volte preferiamo rinchiudere qualcuno in un carcere per tutta la vita, piuttosto che cercare di recuperarlo, aiutandolo a reinserirsi nella società. Dio perdona tutto, offre una nuova possibilità a tutti, effonde la sua misericordia su tutti coloro che la chiedono. Siamo noi a non saper perdonare”.

don Luigi