Carissimo popolo di Dio che vive a Cassina de’ Pecchi,
In prossimità della Pasqua propongo la lettura di questo testo di Christoph Theobald, è un presbitero e teologo francese naturalizzato tedesco, appartenente alla Compagnia di Gesù.
“È tra queste due figure della morte — la morte più o meno violenta e quella che può operare in noi grazie al nostro modo di vivere e di credere — che si incarna la «pedagogia del Risuscitato», il suo «non temere», che rimanda ciascuno e, forse, oggi, gruppi e intere società a un nuovo modo di vivere. Per dirlo con una parola: la sfida inevitabile della vita sul nostro pianeta è quella della «maturazione» di ognuno di noi e, più globalmente, dell’umanità: sapremo vivere a partire dall’Invisibile e dal Silenzio nel cuore stesso della nostra umanità? È ciò che intende l’apostolo Paolo, nella Seconda lettera ai Corinzi, con la distinzione tra uomo esteriore e uomo interiore: «Non ci scoraggiamo, ma, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo. quello interiore invece si rinnova di giorno in giorno. Infatti, il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne» (2Cor 4,16-18). Se ci lasciamo guidare dalla misteriosa pedagogia del Risorto, in che modo questo invisibile si manifesta nel quotidiano? Per maggiore chiarezza distinguerei tre tipi di manifestazioni.
1. Le numerose decisioni prese nella vita che hanno già plasmato l’uomo interiore che sto diventando; e, fra le altre, quelle soprattutto che hanno impegnato completamente la mia esistenza. Ecco l’invisibile ai miei occhi e agli occhi altrui, questo invisibile che si è quasi costruito a mia insaputa.
2. Le relazioni: le relazioni privilegiate e le altre relazioni; questa immensa rete invisibile che ci regge, mentre abbiamo l’impressione di essere noi a sostenerla, come piloni che sostengono il ponte, mentre a sostenerci sono il ponte delle relazioni, la lingua che parliamo, quasi inconsciamente, tutte le parole scambiate e i gesti condivisi. Questo invisibile ha un peso maggiore del visibile. La «carne» è l’invisibile per eccellenza che si colloca tra noi.
3. Infine, la solidarietà umana e gli impegni a servizio degli «ultimi»: queste azioni non sono estremamente paradossali? Che cosa può motivare l’impegno per gli altri, per un altro essere, oppure per coloro che non sono ancora nati (quando riflettiamo sulle nostre responsabilità rispetto all’unico inondo che è a nostra disposizione) se non quella «fede», spesso implicita, che ci fa dire che l’umanità è cosa diversa dal semplice materiale dell’evoluzione della vita e che, in un modo che nessuno può immaginare, noi «rivedremo» coloro per la vita dei quali ci saremo impegnati?”
don Luigi