Carissimo popolo di Dio che vive a Cassina de’ Pecchi,
il mese di ottobre suona il ritmo pastorale con tre strumenti: la pace, la missione e il rosario di Maria.
Pace per tutti. Il 4 ottobre è memoria di San Francesco d’Assisi per un annuncio di pace, di ripresa fiduciosa, di augurio che può raggiungere tutte le case. San Francesco mi ha sempre meravigliato per la sua capacità di sopportare le vicissitudini della vita in modo attivo e creativo. È la lezione data a frate Leone sulla “perfetta letizia”. C’è un esercitare il sacrificio, una capacità di accettare la realtà che ci svela una forza interiore che spesso non conosciamo, perché siamo pigri o arroganti. È la forza della coscienza, dell’interiorità, della nostra dignità umana, a prescindere da tutto ciò che ci circonda e ci accade. Insomma, è una pace che, se non nasce dentro di noi non contagia nessuno. Rimane una bella idea, ma non diventa realtà. Non ci cambia e non rinnova il mondo. Ciascuno di noi è il primo costruttore di pace.
Missione a tutti. L’impresa più ardua per la chiesa è quella di far cadere il muro della paura dell’altro. Vivere “la dimensione missionaria è questione anzitutto pratica e concreta: chiede di favorire incontri e scambi, momenti di ascolto e di apertura della mente e del cuore” (Arcivescovo Mario, Infonda Dio sapienza). I flussi migratori e la questione della sicurezza nelle città sono un mix esplosivo per il vivere insieme, se non sono compresi e assunti con responsabilità. Non basta denunciare o urlare la situazione difficile, occorre avviare processi di convivenza e di legalità. La chiesa con le sue possibilità e con la sua missione propria propone l’accoglienza attraverso le Caritas sul territorio, propone l’iniziativa dei corridoi umanitari come strada per combattere l’immigrazione disumana, favorisce l’incontro tra le persone con le proposte di una “Chiesa dalle genti”; è chiamata a riconoscere la sua vocazione ad essere casa ospitale per tutti i fratelli e le sorelle. Ciascuno di noi è missionario.
Il rosario di Maria. Maria ha pregato il “rosario” con la sua vita. Ha vissuto il rosario con il linguaggio e le litanie dell’amore, della vicinanza, della cura, della concretezza e della ricerca del mistero del suo Figlio in comunione con il Padre. La nostra recita del rosario potrebbe essere rivoluzionaria, cioè, portare pace nel nostro cuore, se compresa in questa dimensione “reale”: la vita di una donna che cerca Dio e si consegna nella quotidianità delle sue vicende al mistero di una Presenza che conduce e accompagna con discrezione le scelte e le storie del popolo. Ciascuno di noi può diventare strumento nelle mani di Dio.
Don Luigi

