15 agosto: Assunzione della Beata Vergine Maria

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“LA NOSTRA VITA SCORRE COME UN FIUME VERSO L’OCEANO DIVINO

Quale insegnamento possiamo trarre dalla solennità dell’Assunzione di Maria?

Innanzitutto il clima di questa celebrazione è tutto pervaso di gioia pasquale.

«Oggi Maria è salita al cielo: rallegratevi, con Cristo regna per sempre. Alleluia». Questa antifona ci parla di un avvenimento del tutto unico e straordinario, ma che è destinato a colmare di speranza e di felicità il cuore di ogni essere umano.

Maria, infatti, è la primizia dell’umanità nuova, la creatura nella quale il mistero di Cristo – incarnazione, morte, risurrezione, ascensione al Cielo – ha già avuto pieno effetto, riscattandola dalla morte e trasferendola in anima e corpo nel regno della vita immortale.

Per questo Maria, come ricorda il Concilio Vaticano II, costituisce per noi un segno di sicura speranza e di consolazione.

Questa festa ci spinge a sollevare lo sguardo verso il cielo. Non un cielo fatto di idee astratte, nemmeno un cielo immaginario creato dall’arte, ma il cielo della vera realtà, che è Dio stesso: Dio è il cielo. E Lui è la nostra meta, la meta e la dimora eterna, da cui proveniamo e alla quale tendiamo.

Quando lei si è addormentata a questo mondo per risvegliarsi in cielo, in effetti ha semplicemente seguito per l’ultima volta il Figlio Gesù nel suo viaggio più lungo e decisivo, nel suo passaggio “da questo mondo al Padre”.

Come Lui, insieme con Lui, è partita da questo mondo per tornare “alla casa del Padre”. E tutto questo non è lontano da noi, come potrebbe forse apparire in un primo momento, perchè tutti noi siamo figli del Padre, Dio, tutti noi siamo fratelli di Gesù e tutti noi siamo anche figli di Maria, Madre nostra.

Tutti siamo protesi verso la felicità. E la felicità alla quale tutti tendiamo è Dio, così tutti noi siamo in cammino verso questa felicità, che chiamiamo cielo, che in realtà è Dio.

Maria ci aiuti, ci incoraggi a far sì che ogni momento della nostra esistenza sia un passo in questo esodo, in questo cammino verso Dio.

Colei da cui Dio aveva preso la sua carne e la cui anima era stata trafitta da una spada sul calvario si è trovata associata per prima e in modo singolare al mistero di questa trasformazione, alla quale tendiamo tutti, trafitti spesso anche noi dalla spada della sofferenza in questo mondo.

Cristo è la primizia, ma la sua carne risorta è inseparabile da quella della sua Madre terrena, Maria, e in lei tutta l’umanità è coinvolta nell’assunzione verso Dio, e con lei tutta la creazione, i cui gemiti, le cui sofferenze, sono – come dice san Paolo – il travaglio del parto dell’umanità nuova.

Nascono così i nuovi cieli e la terra nuova, in cui non vi sarà più nè pianto, nè lamento, perchè non vi sarà più la morte (Ap 21, 1-4).

Quale grande mistero d’amore viene oggi riproposto alla nostra contemplazione!

Cristo ha vinto la morte con l’onnipotenza del suo amore. Solo l’amore è onnipotente.

Questo amore ha spinto Cristo a morire per noi e così a vincere la morte.

Sì, solo l’amore fa entrare nel regno della vita!

E Maria vi è entrata dietro il Figlio, associata alla sua gloria, dopo essere stata associata alla sua passione. Vi è entrata mantenendo aperta dopo di sè la via per tutti noi. Per questo noi la invochiamo “Porta del cielo”, “Regina degli angeli” e “Rifugio dei peccatori”.

Non sono certo i ragionamenti a farci capire queste realtà così sublimi, ma la fede semplice ed il silenzio della preghiera che ci mette in contatto col mistero che infinitamente ci supera.

La preghiera ci aiuta a parlare con Dio e a sentire come il Signore parla al nostro cuore.

Chiediamo a Maria di farci dono della sua fede, quella fede che ci fa vivere già in questa dimensione tra finito e infinito, quella fede nella quale sentiamo intimamente che la nostra vita non è risucchiata dal passato, ma attratta verso il futuro, verso Dio, là dove Cristo ci ha preceduto e dietro a Lui Maria.

Guardando l’Assunta in cielo comprendiamo meglio che la nostra vita di ogni giorno, pur segnata da prove e difficoltà, scorre come un fiume verso l’oceano divino, verso la pienezza della gioia e della pace.

Comprendiamo che il nostro morire non è la fine, ma l’ingresso nella vita che non conosce la morte.

Il nostro tramontare all’orizzonte di questo mondo è un risorgere all’aurora del mondo nuovo, del giorno eterno.

Benedetto XVI