15 FEBBRAIO 2009 – DOMENICA DELLA DIVINA CLEMENZA – "TU SEI UN DIO CLEMENTE, PAZIENTE E MISERICORDIOSO"

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Rembrandt, “Il ritorno del  figliol prodigo”“So che tu sei un Dio clemente, paziente e misericordioso, e perdoni i nostri peccati”, con queste parole umilmente e fedelmente prega la Santa Madre Chiesa nella liturgia ambrosiana in questa penultima domenica dopo l’Epifania, detta “della Divina Clemenza“.L’immensa condiscendenza di Dio, sia verso il genere umano nel suo insieme sia verso ogni singolo uomo, splende in modo speciale quando dallo stesso Dio onnipotente sono perdonati peccati e i colpevoli sono paternamente riammessi nel suo pieno amore, che meritatamente avevano perduto allontanandosi da Lui. I fedeli con intimo affetto dell’animo sono da ciò spinti a commemorare il mistero del Dio clemente ed a celebrarlo pienamente.

È dovere del Popolo di Dio lodare con particolari formule di preghiera la divina Misericordia e, al tempo stesso, adempiere con animo grato le opere richieste per ottenere vantaggi spirituali derivanti dal tesoro di grazia custodito dalla Chiesa.

Il mistero pasquale è il vertice di questa rivelazione ed attuazione della misericordia, che è capace di giustificare l’uomo, di ristabilire la giustizia nel senso di quell’ordine salvifico che Dio dal principio aveva voluto nell’uomo e mediante l’uomo, nel mondo” (Giovanni Paolo II).

La Clemenza e la Misericordia Divina sanno perdonare anche i peccati più gravi, ma nel farlo muove i fedeli a concepire un dolore soprannaturale, non meramente psicologico, dei propri peccati, così che, sempre con l’aiuto della grazia divina, formulino un fermo proposito di non peccare più.

Tali disposizioni dell’animo conseguono effettivamente il perdono dei peccati mortali quando il fedele riceve fruttuosamente il sacramento della Penitenza o si pente dei medesimi mediante un atto di perfetta carità e di perfetto dolore, col proposito di accostarsi quanto prima allo stesso sacramento della Penitenza.

Nostro Signore Gesù Cristo nella parabola del figlio prodigo ci insegna che il peccatore deve confessare la sua miseria a Dio dicendo: “Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di esser chiamato tuo figlio”, avvertendo che questo è opera di Dio: “era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato“.

Il vangelo di questa domenica racconta dell’incontro della donna peccatrice con Gesù: è un brano dolcissimo del Vangelo, è la festa della Divina Clemenza, è il racconto di un fatto capace di farci assaporare l’intensità dell’amore di Cristo, che supera tanti nostri schemi mentali un po’ ristretti.

Un amore sconfinato, capace di spingerci ad oltrepassare tanti nostri limiti, incoerenze e peccaminose mancanze di carità.

Gesù vede perfettamente l’entità è la gravità dei nostri peccati. Ci sono peccati che tutto sommati sono dieci volte più gravi di altri.

Perciò pur celebrando la domenica della Clemenza di Dio ci verrebbe istintivo di raccomandare a noi stessi di non fare i furbi con Lui! Il Signore ci scruta dentro, penetra i nostri pensieri e conosce il nostro cuore.

Certi nostri ragionamenti sul bene e sul male possono magari raggirare gli altri e illudere persino noi stessi ma non riescono a ingannare il Signore.

Il Signore, nella Messa di oggi, vuole renderci consapevoli dei nostri peccati: non per punirci o umiliarci! Desidera unicamente che accogliamo il suo perdono e viviamo di riconoscenza, giungendo a dire con S. Paolo: «Non sono più io che vivo ma è Cristo che vive in meMi ha amato e ha consegnato se steso per me».