TRIDUO PASQUALE: il Nucleo Incandescente dell'Anno Liturgico

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La Pasqua del Signore è indivisibilmente celebrata all’interno del Triduo Pasquale, nucleo incandescente non solo della Settimana Santa, ma anche dell’intero anno liturgico.

Il Triduo si apre con la messa In Coena Domini del Giovedì Santo, in cui si attualizza sacramentalmente l’Ultima Cena di Gesù. Risalente ai tempi di Sant’Ambrogio, la lettura del Libro del Profeta Giona nella messa In Coena Domini, pregnante segno prefigurativo della Pasqua di Cristo, è tesa a rinsaldare nei cristiani la fede nel Dio universalmente buono, rivelatoci in maniera definitiva dalla morte e dalla risurrezione di Cristo: il Dio del Crocifisso risorto è il Padre ricco di misericordia, che “fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e che fa piovere sui giusti e sugli ingiusti”.

È proprio l’efficacia salvifica universale della morte di Cristo, anticipata nella sua ultima cena, ad essere celebrata nel rito liturgico del Venerdì Santo, quando i fedeli rivivono la morte di Cristo narrata con realismo impressionante dall’evangelista Matteo. “Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito” (Mt 27, 50).

Commentava così queste ore della crocifissione di Cristo Monsignor Tonino Bello, ormai colpito dal cancro che lo avrebbe portato alla morte a soli 58 anni: «Nel Duomo vecchio di Molfetta c’è un grande crocifisso di terracotta. Il parroco, in attesa di sistemarlo definitivamente, l’ha addossato alla parete della sagrestia e vi ha apposto un cartoncino con la scritta: collocazione provvisoria.

La scritta, che in un primo momento avevo scambiato come intitolazione dell’opera, mi è parsa provvidenzialmente ispirata, al punto che ho pregato il parroco di non rimuovere per nessuna ragione il Crocifisso di lì, da quella parete nuda, da quella posizione precaria, con quel cartoncino ingiallito.

Collocazione provvisoria. Penso che non ci sia formula migliore per definire la croce. La mia, la tua croce, non solo quella di Cristo.

Coraggio, allora, tu che soffri inchiodato su una carrozzella. Animo, tu che provi i morsi della solitudine. Abbi fiducia, tu che bevi al calice amaro dell’abbando­no. Non imprecare, sorella, che ti vedi distruggere giorno dopo giorno da un male che non perdona. Asciugati le lacrime, fratello che sei stato pugnalato alle spalle da coloro che ritenevi tuoi amici. Non tirare i remi in barca, tu che sei stanco di lottare e hai accumulato delusioni a non finire.

Coraggio. La tua croce, anche se durasse tutta la vita, è sempre “collocazione provvisoria”.

Anche il Vangelo ci invita a considerare la provvisorietà della croce. C’è una frase immensa, che riassume la tragedia del creato al momento della morte di Cristo: “Da mezzogiorno fino alle tre del pomeriggio, si fece buio su tutta la terra”.

Forse è la frase più scura di tutta la Bibbia. Per me è una delle più luminose. Proprio per quelle riduzioni di orario che stringono, come due paletti invalicabili, il tempo in cui è concesso al buio di infierire sulla terra.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Ecco le sponde che delimitano il fiume delle lacrime umane. Ecco le saracinesche che comprimono in spazi circoscritti tutti i rantoli della terra. Ecco le barriere entro cui si consumano tutte le agonie dei figli dell’uomo.

Da mezzogiorno alle tre del pomeriggio. Solo allora è consentita la sosta sul Golgota. Al di fuori di quell’orario, c’è divieto assoluto di parcheggio. Dopo tre ore, ci sarà la rimozione forzata di tutte le croci. Una permanenza più lunga sarà considerata abusiva anche da Dio.

Coraggio, fratello che soffri. Mancano pochi istanti alle tre del tuo pomeriggio. Tra poco, il buio cederà il posto alla luce, la terra riacquisterà i suoi colori verginali e il sole della Pasqua ir­romperà tra le nuvole in fuga».

Il Sabato Santo è il giorno del grande silenzio, il giorno in cui si concentrano tutte le ore della storia, nelle quali l’umanità si è sentita abbandonata da un Dio apparentemente sordomuto di fronte alle sue sofferenze.

Dinanzi al sepolcro di Gesù non rimangono molte alternative: o continuare a sperare, con la Madonna, nel Salvatore onnipotente che esalta gli umili, oppure rivoltarsi disperati contro Dio: neanche i credenti in Cristo sono al riparo dal dubbio della fede, sempre in agguato in ogni “sabato santo” dell’esistenza umana.

Solidali con tutti coloro che vivono l’esperienza traumatica del silenzio di Dio, alla mattina del Sabato Santo ci si ritrova in preghiera dinanzi al sepolcro di Cristo.

Dopo il tramonto però, la Chiesa si pone in stato di veglia e con la Veglia Pasquale si appresta a vivere, nel culto e nella vita, la comunione con Cristo risorto, “vera luce del mondo”, “Verbo della vita”, “acqua viva” che purifica e rigenera, “pane vivo, disceso dal cielo per la vita del mondo”.

Christus Dominus resurrexit! Cristo Signore è risorto!”, si canterà con stupore credente e gioioso per tre volte: “rendiamo grazie a Dio”!