El Pret de Ratanà

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 IL GUARITORE

 I casi più clamorosi di guarigioni operati da don Giuseppe Gervasini sono stati documentati nel volume “Immagine di eternità” (pagg. 107-168) dalla dottoressa Elena Semenza Battaini, con un lavoro di ricerca e con numerose testimonianze. Io mi limito a riferire alcuni semplici esempi.

Un consiglio a distanza. «Ven no giò de la bicicletta, va a ca e mett l’oli in l’oreggia e te starè ben» (Non scendere dalla bicicletta, va a casa e metti l’olio nell’orecchio e starai bene).

«In la toa cort a gh’è un gels, ciappa i foii e fa on decott. Ti te gh’è bisogn de cambià el sang» (Nel tuo cortile c’è una pianta di gelso, prendi le foglie e fa un decotto. Tu hai bisogno di cambiare il sangue.

Con una persona spaventata. «De on stremissi te sèe malàa e de on stremissi te devet guarì» (Ti sei ammalata per uno spavento e devi guarire per uno spavento). E quando meno il poveretto se l’aspettava lo scaraventava nel fosso che scorreva nell’orto spaventandolo a morte. Ma poi il paziente ne usciva sano e salvo e stava bene.

A un Monsignore che da tempo soffriva di disturbi al fegato. «Tel set, el fidegh quand l’è malàa, el diventa piccol, piccol, fin a quand… piff… et scioppa e addio» (Lo sai, il fegato quando è malato diventa piccolo  piccolo, fino a quando… piff… si spezza e addio, non c’è più niente da fare).

Ad un paziente tormentato da un eczema alla faccia. «Brutta stupida ciappa la bula del fèn, falla buì e mettela su cont on panett bel nett, te guarissarett» (Prendi la polvere che resta sotto il fieno, fanne un infuso e applicatelo sul viso con un fazzoletto ben pulito e guarirai).

● Una volta gli fu portata “ona tosetta (bambina) che la faseva et pissin addòss de nott (aveva l’enuresi notturna); la fece spogliare, salvo le mutandine, la accompagnò per mano sulla porta e poi “con ona pesciada all’improvviso (con un calcio improvviso) la scaraventò nel fossett che girava intorna a la cassina (nella roggia che scorreva attorno alla cascina). La bambina uscì guarita.

 «Ciapa quest’erba chi e falla büj, bèven en cuggià tutti i dì a la mattina, in co’ a una settimana te g’hè pu nient» (prendi quest’erba e falla bollire, bevi un cucchiaio tutti i giorni alla mattina, dopo una settimana non hai più niente, sei guarita).

Quanti ricordano ancora frasi come questa, pronunciata dal Pret de Ratanà, o sentite ripetere dalle nonne e dalle mamme?

Termino con una domanda: “È vero che el Pret de Ratanà diceva tante parolacce?”. Ecco la testimonianza di don Luigi del Torchio, che anch’io ho conosciuto.

“Gentile signora, sono il parroco di… e grande devoto (sic!) di don Giuseppe Gervasini, ancorchè lontano parente da parte di mamma. Infatti mio bisnonno era un Molinari di Bardello (io sono di Gavirate) appunto parente della mamma del Pret de Ratanà.

Le scrivo per dire una parola circa le espressioni poco gentili (diciamo pure rozze e triviali) di don Giuseppe. Sono sicuro che queste come la sua grande generosità sono un’eredità della mamma in quanto è nella tradizione e nel sangue dei Bardellesi gente dalla parlata scurrile ma dal cuore grande come il mare.

A noi dei paesi circonvicini facevano scandalo ma loro non avvertivano minimamente la sconvenienza delle loro espressioni.

Questo lo dico per “difendere” in qualche modo don Giuseppe e per assolverlo da tanti giudizi negativi sulla sua persona e in quanto sacerdote.

Questo vuole essere una testimonianza per stabilire la verità storica circa la figura e l’attività di don Giuseppe.

In fede, don Luigi Del Torchio.

 

P.S. chi le scrive pur avendo radici Bardellesi è di animo gentile e usa espressioni sempre belle. Ciò avvalora ancor più la testimonianza sul Pret de Ratanà”. (Da “Immagine di Eternità”, pag. 277).

 

Il 18 giugno 1939 in occasione della posa della prima pietra della Basilica di S. Elena – Milano, accanto al Cardinale Schuster c’era anche don Giuseppe Gervasini.

Famosa la frase che il Cardinale rivolse a don Giuseppe: “Don Giuseppe, datemi la vostra mano, cominciamo insieme, voi siete più degno di me”.

Così il Cardinale di Milano Ildefonso Schuster stimava don Giuseppe Gervasini, “El Pret de Ratanà”.

 

(A cura di Monsignor Bruno Magnani)